Foibe, abbiamo bisogno di questo Ricordo e d'ogni memoria per fare vera pace
Lettere bellissime, commoventi, sode e visionarie per questo diciottesimo Giorno dedicato alla tragedia delle foibe e delle pulizie etnico-ideologiche all’estremo lembo orientale d’Italia e che non riguarda solo i discendenti degli esuli istriani, fiumani e dalmati
Gentile direttore,
mia madre, profuga nel 1947 da Parenzo in Istria, segnata per tutta la vita da quel profondo trauma, qualora fosse vissuta abbastanza, sarebbe stata grata del riconoscimento attribuitole con l’istituzione del Giorno nazionale del Ricordo di quel tremendo esodo, ma credo che sarebbe stata ancora più felice, come lo sono stato io, nel vedere il 13 luglio 2020 il nostro presidente Mattarella prendere per mano il presidente sloveno Pahor davanti alla foiba di Basovizza come segno di un inizio di riconciliazione nel comune ricordo della triste storia di quel confine. Mattarella, fortunatamente, è ancora il nostro Presidente della Repubblica e sono sicuro che nel suo percorso si adopererà ancora per sostanziare questo e altri comportamenti di pace, certamente anche memore dell’evangelico «Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio».
Caro direttore,
riordinando fotografie e ricordi dei miei genitori, ho trovato la tessera del 1936 di mio papà iscritto all’Azione Cattolica, da lui conservata assieme ad altre degli anni successivi. Nato a Fiume e profugo a Vicenza portò con sé questa tessera probabilmente come ricordo di una gioventù felice e spensierata. Chissà quante cose hanno dovuto lasciare mamma e papà quando sono partiti... penso alle cose a cui sono affezionata, chissà che sacrifici e che nostalgia. Sento che devo a loro e a tutti i loro amici e conoscenti esuli da Fiume, da Pola, da Zara dopo la guerra un tributo di memoria in occasione del Giorno del Ricordo. Hanno vissuto in campi profughi e hanno affrontato oltre a difficoltà economiche anche difficoltà di inserimento, difficoltà col dialetto, con gli usi e i costumi diversi e persino sconosciuti. È doveroso qui ricordare quanti li hanno aiutati, hanno avuto fiducia in loro e non hanno avuto paura di frequentarli. Una preghiera per chi non c’è più e una raccomandazione ai ragazzi: coltivate questa memoria, conservando anche solo i ricordi più belli.
Mariagrazia Stepancich, Vicenza
Gentile direttore,
anche a Luino in questo 10 febbraio 2022 ricorderemo le vittime delle foibe. Alle 11 presso il cippo antistante il Municipio si terrà una commemorazione alla presenza del sindaco e degli amministratori, con la deposizione di una corona e verrà posta una corona anche nel vialetto dedicato a Norma Cossetto nei pressi del Parco a Lago. La sera alle 20.45 presso la chiesa di San Giuseppe sarà celebrata una Messa in memoria delle vittime di questa immane tragedia. Non possiamo dimenticare. Gli italiani del confine orientale dovettero fuggire in Italia, dove furono accolti con freddezza e in molti casi ostilità, mentre i meno fortunati furono gettati nella cavità carsiche. Unico motivo il loro essere italiani. Fu una pulizia etnica vera e propria, e i carnefici furono i comunisti titini. Il fascismo fu parte del male assoluto, ma tutte le dittature di ogni colore sono state e sono parte del male assoluto. E oggi ai nostri figli dico: non date per scontata la libertà. Auschwitz, Srebrenica e altri genocidi avvenuti in differenti luoghi del globo in periodi anche molto diversi possono di nuovo succedere. La libertà e la democrazia non sono dati acquisiti per sempre, ma devono essere conquistate ogni giorno, pena il ritorno ai plumbei anni 30 e 40 del secolo scorso.
Caro direttore,
eccoci al Giorno del Ricordo delle stragi avvenute con il feroce strumento delle foibe. Dai primi anni 2000 la nostra Repubblica propone a tutto il popolo italiano di riflettere su questo drammatico segmento della storia: migliaia di esseri umani, famiglie intere, istriani, fiumani, dalmati che dal 1943 subirono una vera e propria “pulizia etnica”. Noi del Centro culturale “Charles Péguy” di Stresa, alcuni anni fa abbiamo pensato di programmare ogni anno, il 10 febbraio, un evento dedicato a questa giornata così come facciamo il 27 gennaio per la Giornata della Memoria della Shoah. Proponiamo film, opere teatrali, concerti, testimonianze. Facciamo perno su queste vicende, l’immane tragedia dello sterminio del popolo ebraico pianificato e attuato dai nazisti e le terribili vicende d’odio e di morte sul nostro Confine orientale, per non dimenticare ogni altro genocidio e strage dal massacro del popolo armeno nell’odierna Turchia a quelli compiuti nella ex Jugoslavia, in Ruanda, in Cambogia, in Yemen, nel Vicino come in Estremo Oriente, nell’Europa del passato e in quella di appena ieri... Sulla vicenda delle foibe, in particolare, abbiamo proposto una serata teatrale dedicata a “Il sentiero del padre”, un monologo intenso e commovente sulla drammatica avventura di un uomo che porta in salvo il proprio figlio dalla persecuzione mortale, sfuggendo così all’atroce infoibamento. Credo, direttore, che serva una seria lettura della storia, dei suoi drammi, delle follie dell’uomo per il potere, il denaro, alimentate da ideologie che non sembrano morte. Si abbia il coraggio di affrontare i tanti genocidi della storia umana, senza privilegiare nessun “colore politico. Ecco perché auspico una sola, grande Giornata delle Memorie.Giuseppe De Giovannini, Stresa (Vb)
Le foibe sono ferite nella terra e cicatrici nella memoria delle donne e degli uomini di retta coscienza. Per questo Giorno del Ricordo, il diciottesimo che l’Italia celebra, ho scelto lettere diversamente provocanti. È potente la saldatura che Mario Sani fa tra il ricordo e i sentimenti della madre esule e il gesto luminoso e forte di dolore e di riconciliazione compiuto dai presidenti Mattarella e Pahor davanti alla foiba di Basovizza. È delicato e bellissimo l’appello ai ragazzi di Maria Grazia Stepancich a tener cari i ricordi più semplici per essere solidali con coloro che proprio a partire da piccoli ricordi hanno dovuto e saputo ricostruire la propria vita, dando senso e anima alle sofferenze subite, all’esilio ingiusto, all’identità custodita. È saggia e preziosa, soprattutto in questo tempo sbadato e sbandato, la raccomandazione di Alessandro Franzetti a ricordare sempre le vittime dell’odio etnico e politico e a non dimenticare che libertà e democrazia vanno difese sempre e per tutti. Proprio per tutti. È appassionata la perorazione di Beppe De Giovannini a nome del Centro culturale "Péguy" di Stresa. Vorrei soffermarmi solo su quest’ultima.Giorno verrà, e sarà un giorno benedetto, in cui - parafrasando i versi- profezia del grande Paul Éluard - i figli sapranno camminare insieme («a due a due», dice il poeta). E sapranno far memoria insieme di ogni orrore che ha sfigurato la storia dell’umanità e di ogni amore che, invece, l’ha fatta più giusta, più buona e più bella. E insieme, infine, «rideranno della leggenda nera» dove ogni uomo «piange in solitudine» il suo passato e il suo presente, senz’essere capace di futuro. Giorno verrà, io spero. Ma per preparare quel giorno niente della specificità di ogni tragedia dev’essere dimenticato, fuso e confuso. E tutta la consapevolezza di ciò che tremendamente è stato, e non per destino ma per disumana scelta, va preservata, va trovata e ritrovata ancora, e va trasmessa. Abbiamo bisogno di ogni singolo Giorno dedicato alla memoria e al ricordo. Di ogni Giornata di verità, di parole oneste e di disarmato coraggio. Abbiamo – avremmo! – bisogno di saper dire e ripetere ogni singolo nome di vittima. Ne abbiamo bisogno per far maturare la vera pace. E che Dio ci aiuti, perché – nonostante i passi fatti insieme, le mani strette e i pugni disserrati – non è affatto facile.