L'immondizia dilaga. A Roma la misura è davvero colma (e i cassonetti di più)
La misura è colma. I cassonetti anche peggio. Rispettivamente uno stato d’animo e uno stato delle cose entrambe riconducibili a Roma, città capitale e molto altro ancora che, a farla lunga, non basterebbero i sampietrini di strade e piazze per tenere il conto di avverbi e aggettivi che nei secoli l’hanno raccontata. Nella circostanza in oggetto, ciò che non viene in mente – oppure, se viene, è solo per contrasto – è la «Grande Bellezza».
Maddeché, verrebbe da aggiungere se chiudendo gli occhi sulla storia – e sull’incomparabile bendidio che natura ed arte hanno fatto a gara a elargire – si aprono invece, magari insieme alle narici, sulla triste attualità. A far arricciare il naso basterebbe da sola anche la semplice presenza di quelle brutte sagome, i cassonetti, peraltro quasi sempre deformate, poste l’una in fila all’altra, quasi in segno di sfida a un arredo urbano che, anche nei punti meno prestigiosi, avrebbe tutto il diritto di farne a meno. Ma fossero solo brutte, quelle brutte sagome, sarebbe ancora poco: sono piene fino all’impossibile del loro stomaco di ferro arrugginito; e così diventano devastanti i loro conati di vomito, l’immondizia che tracima e invade strade e marciapiedi, dilaga per la città, l’imbruttisce e l’insozza senza ritegno e riguardi.
Nel lamento, più ricorrente delle periferie c’era, inaccettabile e inevitabile, il marchio dell’ordinario. A esse, si sa, sembra che i disagi debbano toccare come dote naturale. Ma questo divario a Roma è l’unica cosa spazzata via, visto che il centro si è allineato: nella corsa ai quartieri e alle aree più malandate, democraticamente, non esistono più privilegi. Roma peggiora ogni giorno di più, e in modo uniforme, oltre che costante. L’evidenza è talmente lampante che, se non altro, risulta accantonata, per il momento, ogni ipotesi di complotto sui frigoriferi o divani abbandonati, che pure aveva insospettito, qualche tempo fa, la sindaca Raggi. Nel rapporto dell’Agenzia di controllo della qualità della vita a Roma, nel 2018, è possibile confrontare dati e rendersi conto della percezione che i romani hanno, oggi, sullo stato della propria città. Il problema dei rifiuti è al top dei disservizi, con un 3 in pagella che non ammette discussioni. Il quadro complessivo, tenendo conto dei disagi del trasporto pubblico e delle carenze di altri servizi essenziali, non è certo esaltante.
Ma l’immondizia che trova stabile alloggio a Roma richiama più l’immagine dello scandalo che quello di un disagio. Parlare di emergenza, in questo campo, richiama il dramma vissuto da Napoli anni addietro. È di scarso conforto pensare che non si è (ancora?) arrivati a quei livelli, ma la deriva può essere a un passo; soprattutto se i mezzi di raccolta non riescono a uscire dai depositi. Più utile, certo, sarebbe allontanare i fantasmi che aleggiano e puntare su altri tipi di raffronto: quelli, per esempio, che è in grado di fare chi, da quasi ogni altra parte del Paese, mette piede a Roma anche per pochi giorni: il voto in pagella sarebbe forse più severo di quel 3 dell’Agenzia di controllo.
Appare superfluo dirlo, ma Roma non appartiene solo ai romani; e nessun patrimonio, nel suo complesso, è più universale del museo a cielo aperto – di arte, storia, cultura e religione – che la Città Eterna rappresenta. Qui i segni del degrado avanzano in fretta e si rendono visibili più che altrove. Nessun richiamo ai disastri del passato può ormai valere ad alleggerire il carico di responsabilità che appartengono sempre più a un oggi ormai insopportabile. L’immondizia che invade strade e marciapiedi, oltre a rappresentare un’insidia per le persone, spesso ne impedisce i movimenti ostruendo passaggi, disseminando rifiuti a ogni piè sospinto.
Senza parlare dei danni indotti, con le erbacce lasciate crescere e prosperare tra le crepe dei marciapiedi o nelle aree di verde rionale, ridotte ormai dappertutto a sterpaglie abbandonate, alberi inselvatichiti, moribondi e cadenti. Vale aggiungere che si parla della capitale d’Italia, di una delle città più visitate al mondo, di un luogo dove la storia ha messo radici? Radici non affidate, per fortuna, al Comune.