Il direttore risponde. A proposito di omosessualità, sanzioni, libertà (anche della scienza) e... stile
Copio e incollo dall’articolo che ho letto sul sito internet di “Avvenire” e che lo scorso 15 gennaio intitolato «Risponde su gay e terapie, psicologo condannato». Avete dunque scritto: «La “terapia riparativa” non intende affatto “riparare” l’omosessualità, come fingono di credere gli oltranzisti della sessualità gaia e felice. Ma occuparsi invece di “riparare” la ferita originaria nella relazione con il padre che, secondo alcuni studiosi, sarebbe all’origine dei disturbi dell’identità sessuale». L’omosessualità non è un «disturbo dell’identità sessuale» (semmai lo è il transessualismo), ma uno dei due possibili orientamenti sessuali che può caratterizzare la persona. Delle due, una: 1) o non sapete la differenza tra identità di genere e orientamento sessuale, e allora siete degli ignoranti che non possono permettersi di scrivere sull’argomento; 2) o deliberatamente e strumentalmente fate un’informazione scientificamente scorretta, faziosa e omofoba (non sarebbe la prima volta). Faccio inoltre notare che il termine “condannato” è improprio, visto che le condanne sono di esclusivo appannaggio di un giudice; in questo caso si tratta semmai di un sacrosanto provvedimento disciplinare. Prima di scrivere gli articoli, fatevi un ripassino di cultura generale: ne avete davvero bisogno. Distinti saluti
dottor Andrea Puglia