Opinioni

Il direttore risponde. A proposito di “contro” e di “per”

Marco Tarquinio mercoledì 25 luglio 2012
​Gentile direttore, premesso che l’ho sempre considerata (a la considero) una persona molto educata ed equilibrata, ciò nonostante, devo dirle che la risposta data ad alcuni lettori in merito alle unioni gay, mi ha lasciato alquanto perplesso e molto mortificato, perché scrivete sempre contro i gay, contro queste unioni o contro chi fa scelte diverse dal matrimonio, mi chiedo e le chiedo (sperando di cuore che questa lettera venga pubblicata) perché non rispettate chi la pensa diversamente o chi non ha niente contro le persone omosessuali che si vogliono bene? Da una parte parlate di tutele tramite il diritto privato ma poi dall’altra dite che non devono godere di nessuna tutela. E la prego di non giudicare l’operato di altre Nazioni che invece si regolano diversamente, tutelando invece questi tipi di unioni che non discriminano per niente la famiglia tradizionale, semmai è al contrario: sono i sostenitori della famiglia tradizionale (e questa la sostengo pure io) che discriminano gay, unioni di fatto e quant’altro. Se vorrà pubblicare questa lettera le sarò molto grato!
F.D.
La ringrazio sia per le parole di apprezzamento sia per il modo con cui esprime il suo franco dissenso. Ma la invito a rileggere (non posso pretendere sin dal 2006 a oggi, ma almeno negli ultimi mesi...) ciò che ho scritto e argomentato, seguendo un filo di riflessione condiviso con altre firme di questo giornale, in tema di matrimonio e di altre, diverse, forme di convivenza. Se lo farà con occhio sereno, non troverà una parola – una sola – "contro" qualcuno, ma sempre e solo ragionamenti e dati di fatto "per". In particolare, a favore della famiglia e del suo ruolo misconosciuto e messo in questione. Anche la mia risposta di ieri ai lettori Maffezzoli e Mardegan è di questo tenore. Credo che coloro che leggono Avvenire (e non si accontentano di alcune sintesi, magari maliziose, degli articoli che pubblichiamo) abbiano capito che sono tra coloro che ritengono possibile una regolazione di tipo patrimoniale (e non matrimoniale) delle relazioni stabili tra persone dello stesso sesso. Certo, chi si attende da una legge il riconoscimento della "parità" politica e morale del proprio legame affettivo omosessuale e, per questo, reclama anche il "diritto" di adottare, procurarsi o farsi fare per procura dei figli riterrà sempre inadeguata una simile ipotesi normativa. Ma, gentile signore, è un dato di fatto: solo da una donna e da un uomo nascono naturalmente figli. E solo con il matrimonio un uomo e una donna prendono, reciprocamente e davanti alla comunità, un impegno forte che offre presente e futuro alla comunità stessa e che la legge può riconoscere e regolare, ma non "inventa" (e la nostra Costituzione, anche a questo proposito, è esemplare). Altri tipi di unione non sono orientati a questo oppure cancellano programmaticamente, sin dal principio, o il padre o la madre biologici. Ricordare tutto ciò è essere "contro"? Io penso che rappresenti essere "per". Per il figlio, e per le figure parentali di riferimento a cui ha naturalmente diritto. Per una regolazione sostenibile e non para-matrimoniale delle unioni che (per libera scelta o per struttura) sono diverse dal matrimonio. E poi, gentile lettore, nei consorzi umani, l’affetto e l’amore non saranno mai oggetto e frutto di un articolo di legge perché, grazie a Dio, affetto e amore non si possono stabilire e sancire con la legge. Per chi crede in Gesù Cristo, come ci credo io e come mi par di capire ci crede lei, il giudizio sull’amore di cui siamo stati capaci verrà, ma sarà un altro e di un Altro.