Nella sua deliberazione di ieri sulla "Destinazione e gestione dell’8 per mille", la Corte dei Conti fa i conti, com’è suo dovere e sua competenza, sull’impatto dell’8 per mille, che ormai riguarda ben dieci soggetti, nove confessioni religiose e lo Stato, esattamente il doppio di 25 anni fa, quando il sistema prese il via. Poi però fa dell’altro: nel dispaccio che accompagna e veicola la deliberazione esprime giudizi politici sorprendentemente netti e orientati da uno spirito anti-religioso, con una curiosa forma di comunicazione "polemica" non con l’applicazione delle norme, ma con il sistema dell’8 per mille in sé e la quota di gettito riconosciuta pro parte a tutte le confessioni religiose, non solo alla Chiesa cattolica, che hanno intese con lo Stato. Un sistema che pure è "modello", guardato con grande interesse anche all’estero. È questo il compito della magistratura contabile?Sembra far propria la Corte la querelle di gruppi politici ben noti sul numero dei partecipanti al "voto" (la firma dell’8 per mille), sorvolando sulla democraticità del meccanismo e anche sul fatto che, anno dopo anno, si è fatto di tutto per ridurre quei "votanti" esentando per diversi motivi molti contribuenti (gran parte dei pensionati, per esempio) dal presentare la dichiarazione dei redditi. Ma sorvola anche sul fatto che tra i dichiaranti, la "firma" ha una percentuale ben più alta di quella registrata negli ultimi anni in molti appuntamenti elettorali propriamente detti… Non manca poi un singolare passaggio sulla poca trasparenza. Se anche un tale affondo fosse di competenza della Corte, va ricordato che da sempre la destinazione dell’8 per mille della Chiesa cattolica, e di altre confessioni, è pubblica e disponibile in varie forme (inserzioni sui giornali, pieghevoli...) e soprattutto sul web. Fonti a cui ogni cittadino può accedere.Nella comunicazione della Corte, dunque, emerge un attacco a un sistema che invece ha enormi meriti. Primo tra tutti, essere un sistema "inclusivo" che soddisfa un doppio interesse: delle religioni a svolgere con serenità la propria missione a vantaggio dell’intera popolazione, e dello Stato a consolidare il clima di collaborazione con le religioni, nell’interesse del Paese, sulla base di Intese formali aderenti allo spirito e ai valori cardine della Costituzione repubblicana. Se l’intento della Corte dei Conti fosse davvero di incrinare questo clima, i conti non tornerebbero proprio.