Il direttore risponde. 150°: festa di tutti, festa nostra
Camillo Ronchetti, Milano
Lei, caro signor Ronchetti, non scrive mai banalità e spesso sa unire autentica passione e bella intelligenza delle cose. Ma stavolta mescola note, osservazioni e riflessioni di diverso tipo. Alcune acute altre, mi perdoni, a mio giudizio solo acuminate. In quest’ultima categoria comprendo sia la frase su presunte mire di «ricolonizzare culturalmente» il Nord d’Italia come motore delle celebrazioni dei 150 anni dell’unità politica del nostro Paese, sia quella su modalità di festa che a suo parere ne ricordano ben altre, quelle tese alla «violenta esclusione della cultura e degli uomini cattolici». Non mi pare proprio che sia in atto quell’ambizione e questa emarginazione. Ma è su quest’ultimo punto, una presunta vena anti-cattolica delle celebrazioni dell’unità, che vorrei soffermarmi. Mi creda: penso anch’io che è sempre bene essere attenti e vigilanti, ma mi sembra davvero difficile "leggere" in termini così polemici e desolanti il "tempo di festa" che abbiamo appena inaugurato ufficialmente e che segnerà questo anno 2011. Rilegga bene le parole dell’omelia pronunciata ieri dal cardinal Bagnasco, e prima ancora riassapori il senso del messaggio del Papa al presidente Napolitano. Sottolinei, poi, con cura i passaggi chiave del discorso tenuto a Montecitorio dal capo dello Stato. Quell’insieme di alte considerazioni sono la conferma che pensare di poter "escludere" i cattolici dalla vicenda comune degli italiani e negarne il ruolo nel processo di unificazione civile e politica non è solo inconcepibile, è anche praticamente impossibile. Primo, perché la storia è storia e nessuno può negare lo straordinario e sapiente amor di patria nutrito dai cattolici italiani. Secondo, perché nessuno può pensare di ridurre i cattolici al silenzio (né su questo né su altro). È una tentazione ricorrente a vario proposito (assai spesso su quei temi etici "forti" rispetto ai quali il nostro umanesimo tanto ha da dire). E in certi ambienti e per certi poteri (anche mediatici) è arcigna e irresistibile, ma noi, caro amico, non ci intimidiamo né ci sgomentiamo.