Il videomessaggio. Il Papa: la musica «aiuta i testi sacri a parlare e crea fraternità»
Papa Francesco con un complesso musicale durante un'udienza
Definisce la musica un «ambito che è molto importante per la liturgia e l’evangelizzazione». E spiega che una partitura «può aiutare i testi biblici a “parlare”». Papa Francesco riflette sul linguaggio universale delle note. Una «forza», come la chiama il Pontefice, che può stimolare «la coscienza personale di ognuno» e creare «anche una fraternità universale». Bergoglio ne parla in un videomessaggio per i partecipanti al 4° Convegno internazionale sulla musica promosso dal cardinale Gianfranco Ravasi e organizzato dal Pontificio Consiglio della cultura con il Pontificio Istituto di musica sacra e il Pontificio Istituto liturgico dell’Ateneo Sant’Anselmo.
Francesco esprime la sua vicinanza ai musicisti che la pandemia ha messo in ginocchio. «L’attività in campo musicale è stata fortemente ridimensionata», sottolinea. E rivolge il pensiero agli artisti «che hanno visto sconvolgere le loro vite e la loro professione dalle esigenze del distanziamento; a chi ha perso il lavoro e il contatto sociale; a chi ha dovuto affrontare, in contesti difficili, i necessari momenti di formazione, educazione e vita comunitaria». Il Papa elogia gli «sforzi significativi per continuare a offrire un servizio musicale dotato di nuova creatività». Un impegno «valido non solo per la Chiesa, ma anche per l’orizzonte pubblico, per la stessa “rete”, per chi lavora nelle sale da concerto e in altri luoghi dove la musica è a servizio della comunità». Quindi cita Miguel Cervantes che nel Don Chisciotte affermava «Dove c’è musica, non può esserci nulla di cattivo» per auspicare che «possa rinascere» ogni esibizione dal vivo e che «si torni a cantare e a suonare e a godere insieme della musica e del canto».
È millenario il legame fra Chiesa e musica. «La Bibbia – ricorda il Pontefice – ha ispirato innumerevoli espressioni musicali, tra cui pagine fondamentali nella storia della musica: pensiamo al canto gregoriano, a Palestrina, a Bach…; ha ispirato una grande varietà di composizioni nei cinque continenti; e anche diversi autori contemporanei si sono confrontati coi testi sacri». Spartiti che vengono eseguiti anche «in concerto, nella scuola e nella catechesi, e nel teatro». Eppure, chiarisce il Papa, occorre lasciare spazio anche al silenzio, come sa ogni «buon musicista» che «conosce il valore della pausa». «L’alternanza tra suono e silenzio è feconda e permette l’ascolto, che ha un ruolo fondamentale in ogni dialogo». Ecco «la sfida comune di ascoltarci a vicenda» che nella liturgia significa ascoltare la «Parola di Dio, il nostro “testo”, il testo principale».
Francesco ricorda come la musica si innesti nella «varietà delle culture» in cui una melodia può essere integrata «con gli altri elementi rituali della danza e della festa»: così avviene nelle civiltà indigene che il Papa richiama. Pertanto, aggiunge, l’esperienza «dell’arte musicale include anche la dimensione della corporeità». Infine l’invito a far sì che il tempo segnato dal virus non sia «vuoto», ma si trasformi in una «fase di ascolto» da cui possa emergere un «canto nuovo» che esprima «l’armonia della voce di Dio conducendo verso la “sinfonia”, cioè la fraternità.