Mia Photo Fair. Il racconto di un Mediterraneo di speranza
L’obiettivo della macchina fotografica racconta un Mediterraneo che è una speranza, che non funge da confine ma diventa ponte di connessione tra Oriente e Occidente. Le immagini della sezione speciale di Mia Photo Fair (11- 14 aprile, Allianz MiCo - Milano), curata da Rischa Paterlini, catturano la molteplicità culturale, rivelano la storia millenaria e le persone che abitano queste terre. La fotografia si trasforma in un potente strumento di riflessione sull'identità e sulla società. Gli oltre 30 fotografi, attraverso le loro opere, affrontano tematiche diverse, dalla colonizzazione alle strutture di potere. Indagano l'effetto dello spostamento geografico sulle persone e sulle contraddizioni che nascono all'interno dell'identità culturale. Celebrano la femminilità, rendendo omaggio a donne e ragazze che lottano quotidianamente per la loro libertà e diritti. Esplorano i luoghi delle proprie origini, intrisi di valori storici, culturali e politici, e ritraggono la tradizione folcloristica del loro Paese, ponendo particolare attenzione alle tematiche sociali.
Tra i fotografi esposti Ramak Fazel, che dopo aver vissuto alcuni anni a Milano si è trasferito a Brooklyn, New york, dove attualmente vive e lavora e che presenta una serie di fotografie realizzate dall’artista in Iran (paese natale che però abbandonerà presto). Gabriele Basilico con scatti Vintage tratti dalla serie Iran realizzata nel 1970, durante un avventuroso viaggio on the road con una Fiat 124 verso Kabul. Le foto in mostra spaziano poi dai performer circensi nei Paesi a maggioranza musulmana, come Palestina e Afghanistan, di Johanna-Maria Fritz, ai concetti di identità e femminilità della visual artist egiziana Najla Said, che crea rappresentazioni alternative e decolonizzate dell’essere donna in una società patriarcale. In mostra anche la fotografa russo svedese, residente al Cairo, Xenia Nikolskaya, che documenta l'architettura coloniale dell’Egitto, catturando con urgenza ciò che resta di luoghi ormai quasi dimenticati.
Mediterraneo ma tanto altro, lungo le altre sezioni, dal rispetto dell’ambiente alla centralità della persona, identità e forza della comunità. La main section, che declina il tema scelto per il 2024, Changing, in questa edizione, vede protagoniste gallerie italiane established, che ritrovano in Mia il loro spazio di incontro e scambio commerciale. E cresce anche la presenza internazionale con significativi nuovi ingressi di gallerie provenienti da diversi Paesi come Stati Uniti, Iran, Paesi Bassi, Francia e Svizzera. Di notevole interesse e prestigio il ritorno di gallerie estere importanti che hanno scelto la fiera come polo privilegiato di attrazione per i collezionisti. Complessivamente la nuova edizione, guidata dal Direttore artistico Francesca Malgara, annovera 100 espositori, 8 mostre e progetti speciali, 4 Premi e 70 gallerie provenienti dall’Italia e dall’estero.
“Le fiere sono meta-storiche figlie del proprio tempo - afferma Ilaria Dazzi, Exhibition Director Manager di MIA Photo Fair. Stanno e servono nel mondo, in mezzo alle persone. Non è possibile pensare di poter rimanere in una sorta di bolla. C’è una tendenza da parte di fotografi di tutto il mondo a utilizzare la macchina fotografica come strumento di documentazione e di denuncia. È giusto che il pubblico, attraverso progetti fotografici di grande qualità, possa trovare, insieme alla possibilità di acquisto, anche l’occasione di approfondire i grandi temi della contemporaneità. In questo senso credo che una fiera come Mia possa essere non solo luogo di business, ma anche occasione per incontrare prospettive diverse dalle nostre”.