Le immagini. Luci e vino caldo, il Natale in Kosovo è anche incontro tra le religioni
Torna lo spettacolo di luci nella parrochia della Madonna del Rosario a Bishtazhin, nella diocesi di Prizren-Pristina, in Kosovo. I giovani, protagonisti di questa tradizione, hanno allestito il cortile e gli spazi esterni della Chiesa, mettendo in piedi un vero e proprio percorso per i pellegrini e gli abitanti della zona.
Un segno di speranza e di accoglienza, che di sera diventa evento comunitario specie dopo i mesi più cupi della pandemia. Gli stessi giovani che hanno preparato le luminarie accolgono gli ospiti con caffè, tè e vino per proteggere dal freddo rigido. E anche un segno di pace e collaborazione tra tutti i membri della comunità. Centinaia i finanziatori, chi con tanto chi con quanto poteva. Tutto rendicontato on line anche negli spiccioli. Somme cui si sono aggiunte le cifre piccole ma significative dei bambini. Mentre chi non ha messo a disposizione denaro ha fornito attrezzi e strumenti di lavoro, oltre a ore di tempo libero per completare le installazioni e realizzare gli impianti elettrici. Molte le donazioni anche dagli emigrati.
«Anche se abbiamo attraversato un anno molto difficile – spiega il parroco del Rosario don Lush Sopi –, di nuovo la volontà e il desiderio dei giovani è stato più grande che in ogni altro tempo. Loro sanno esprimere la gioia della nascita del Cristo dei cieli meglio di tutti. Né la pioggia né il freddo li hanno fermati. Alla vigilia della nascita di Cristo, ci hanno riscaldato il cuore con amore e pace».
In una Regione a stragrande maggioranza musulmana (la diocesi di Prizren-Pristina, guidata dal vescovo Dodë Gjergji, conta intorno ai 60mila battezzati su oltre 1.800.000 abitanti), il cortile del Rosario rappresenta un’oasi di convivenza pacifica tra le due religioni. Anche diversi artisti e fotografi si ritrovano in questo periodo nel cortile del Rosario per lasciarsi ispirare o allestire set per le loro creazioni.
Il timore nella comunità civile e religiosa di Bishtazhin era che il Covid avesse spento gli entusiasmi del movimento giovanile, che da sempre fa da motore trainante nelle iniziative di aggregazione. Non è stato così: non appena la pandemia ha dato un po’ di fiato, i ragazzi hanno chiesto a don Lush di riprendere e rafforzare la tradizione delle luci natalizie, anzi coinvolgendo più di altre volte bambini e adulti, sino a farle diventare una creazione intergenerazionale.