Dialogo. Zuppi alla sinagoga di Bologna: no all'antisemitismo, no a tutte le violenze
"Combattere tutte le violenze è importantissimo, tanto più quando purtroppo ce ne sono tante, troppe, ingiustificate, che devono finire. L'appello del Papa sul cessate il fuoco è chiarissimo", l'appello "sul rilascio degli ostaggi è chiarissimo". Il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, usa parole ferme, più volte ripetute, incontrando in sinagoga il presidente della Comunità ebraica bolognese Daniele De Paz.
Un incontro, a un mese dagli attacchi di Hamas in Israele, nel quale il cardinale ha voluto ribadire una posizione "ferma" contro ogni forma di antisemitismo che si sta diffondendo, con vari episodi, in Italia e in Europa.
"Faccio mie le parole di Papa Francesco di ieri, perché credo che siano davvero proprio le nostre", afferma Zuppi. "Tutti devono combattere la violenza. È il vero modo con cui si combatte qualunque tipo di pregiudizio e di pretesto". Pretesto che "non c'è", sottolinea, "ma a maggior ragione noi dobbiamo cercare subito il cessate il fuoco, la liberazione degli ostaggi, e garantire le cure, tutti gli approvvigionamenti", con "la sofferenza grandissima che c'è a Gaza".
Dopo l'incontro, privato, Zuppi e De Paz hanno incontrato la stampa. L'incontro, ha sottolineato il cardinale, è stato fortemente voluto perché non si lasci mai crescere "qualunque seme di antisemitismo, comunque inaccettabile". A un mese dagli attacchi di Hamas, Zuppi ha voluto sottolineare "il rifiuto di quello che è successo il 7 ottobre, che ha inorridito tutto il mondo", precisando che l'antisemitismo "vuol dire colpire tutti", non solo "qualcuno". Un seme che "non deve trovare nessuno spazio e nessuna giustificazione, per questo siamo qui".
Zuppi invita a trovare "la forza" e il "coraggio" di "soluzioni alte, che guardino al futuro, che facciano tesoro di questa sofferenza, perché non avvenga più".
"Penso che questo di oggi sia un incontro che possa e voglia assumere esattamente questa posizione di dialogo, di conoscenza", ha detto De Paz, perché "non si abbassi mai la guardia rispetto ai contenuti che in qualche modo possono essere strumento di difesa contro ogni forma di violenza, di intolleranza e oggi di nuovo anche di antisemitismo che vediamo affiorare nelle nostre città, nel nostro Paese Italia, in Europa, con atti piuttosto inquietanti che ovviamente ci hanno messo tutti in allerta". Come "cittadini di buona volontà possiamo fare solo una cosa, garbata, silenziosa, non offensiva, riuscire a esprimere un concetto, un'idea che ci unisce su Pace", ha detto a margine.
"Qui siamo cittadini che esprimono la necessità di avere pace". "Usare la parola paura aprirebbe un fronte troppo complicato: non si può avere paura di vivere nella propria città - sottolinea - Le comunità ebraiche, gli ebrei italiani vivono nelle proprie città, contribuiscono alla vita sociale come sempre è stato nella storia. Non possiamo avere paura di girare per le strade, di girare col capo coperto. Apparteniamo a una società che accetta per sua costituzione la differenza culturale nel proprio Paese e di questo dobbiamo sentirci tutelati".
I presenti hanno auspicato di poter fare presto un incontro, insieme alla comunità islamica, aperto alla cittadinanza.