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Milano. Due squadre di migranti in un torneo ufficiale: un calcio al razzismo

Ilaria Solaini mercoledì 18 ottobre 2017

Foto di Roberta De Palo

Uno stadio pieno di storia e pathos renderà Milano protagonista di un’altra storia fatta di umanità, accoglienza e futuro. Sarà l’Arena Civica di Milano a ospitare il prossimo 26 novembre uno spettacolo di sport inedito, il primo derby afro-milanese tra due squadre di calcio di persone richiedenti asilo.

Il primo derby afro-milanese tra i Black Panthers e i Corelli Boys

Da un lato i Black Panthers FC, la squadra di calcio popolare nata nell'ex centro di accoglienza di via Aldini e già iscritta al campionato Uisp dal 2016, e dall’altro la neonata squadra dei Corelli Boys che ha esordito ufficialmente - sempre nel Uisp - in questa stagione con un pareggio (3-3, ndr) e una vittoria (6-5, ndr) nelle prime due giornate.
Un progetto, anzi due che parlano di sport e cultura dell’inclusione, in modo leggero, prendendo a calci il razzismo strisciante tra cui ci si deve destreggiare ogni giorno: basti pensare che nelle Black Panthers si allenano una trentina di ragazzi - in attesa di ricevere la richiesta di asilo - che provengono da almeno 10 Paesi diversi del mondo, soprattutto africani, molti dei quali nei loro Paesi di origine avevano giocato a calcio anche professionalmente.

E l'allenatore è Luis Patino, un peruviano con piedi buoni e cuore grande

Altrettanto curioso è il fatto che l’allenatore dei Corelli Boys è Luis Patino, un ex calciatore professionista, di nazionalità peruviana, abilitato ad allenare nelle categorie federali da molti anni, che si è deciso a mettersi in gioco soltanto quando ha conosciuti questi ragazzoni africani.
Con lui i ragazzi devono parlare necessariamente la lingua del dribbling, del passaggio e del gol: Luis, li incita, li corregge, li consola, è una guida e un punto di riferimento necessario, ed è lui che, senza ricevere alcun compenso, li aspetta al Parco Forlanini di Milano per allenarli due volte a settimana. "Abbiamo tesserato 20 giovani: sono di nazionalità differenti, ma sono quasi tutti richiedenti asilo residenti nel centro di accoglienza di via Corelli" spiega Roberta De Palo, che fa parte del direttivo dell’associazione NoWalls che ha promosso nel centro a Milano, decine di attività differenti dalla scuola di italiano, alle attività nell'orto, alle visite culturali nella città di Milano fino alla passione sfrenata per il calcio.

Il sogno di giocare un campionato vero grazie ai tanti supporter in Rete

Il 26 novembre sarà festa in campo per l'atteso derby afro-milanese ma anche sugli spalti quando verranno premiate i 118 tifosi speciali che hanno sostenuto la campagna di crowdfunding dei Corelli Boys che hanno così potuto acquistare le nuove divise, le scarpe e i parastinchi, e al tempo stesso coprire i costi del campo di casa e delle trasferte. Un aiuto piccolo da parte di molti ha reso possibile un sogno per questi ragazzi arrivati in Italia per trovare condizioni di vita migliori. "Iscrivere la squadra di calcio dei Corelli Boys a un campionato ufficiale, che inizi a ottobre e finisca a maggio, permetta loro di misurarsi con altre squadre italiane, significa offrire loro un'esperienza unica di integrazione e accoglienza. Porre basi solide può far sì che gli stessi ragazzi riconoscano nella squadra dei Corelli Boys un progetto serio e più grande, una sorta di famiglia che li accolga aiutandoli ad affrontare le difficoltà che stanno vivendo o a superare i drammi che hanno vissuto" conclude Roberta di NoWalls.

Il centro di accoglienza di via Corelli a Milano: come funziona

Il centro di accoglienza straordinaria di via Corelli ospita più di 500 richiedenti asilo, persone in cerca di integrazione e inclusione sociale, sbarcate sulle coste italiane in cerca di una vita migliore. L'associazione NoWalls opera all'interno del Cas di via Corelli con numerosi volontari, attua progetti di alfabetizzazione attraverso la creazione di scuole di italiano per migranti, propone percorsi di formazione professionale, promuove lo sport come veicolo di conoscenza, scambio e socialità, accompagna il migrante negli iter burocratici che deve affrontare.