7 ottobre 2023 - 7 aprile 2024. Sei mesi fa l'eccidio di Hamas: a che punto è la guerra
Il dolore dei familiari degli ostaggi
Sono passati sei mesi dall’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023. Ripercorriamo i principali eventi dell’escalation.
Quando è iniziata la guerra?
All’alba del 7 ottobre 2023, più di 1.500 miliziani di Hamas hanno attraversato le barriere che dividono la Striscia di Gaza da Israele, sono entrati nelle cittadine e nei kibbutz e hanno colpito militari e civili israeliani. Almeno 1.200 persone sono state uccise mente cercavano di scappare in automobile, nelle loro case e durante il festival musicale Supernova nel deserto del Negev, nel sud di Israele. Hamas ha rapito e preso in ostaggio 253 persone, tra cui alcuni bambini. L’intervento dei soldati israeliani è tardato ad arrivare anche perché gran parte dell’esercito era in Cisgiordania a protezione degli insediamenti dei coloni.
Qual è stata la reazione di Israele?
La controffensiva di terra di Israele avviene già nelle prime ore, con i reparti speciali e i bombardieri, poi in maniera organizzata con l’invasione di terra del nord della Striscia di Gaza. A centinaia di migliaia di residenti palestinesi è stato ordinato di evacuare e fuggire verso sud. Il 21 novembre viene annunciata la prima, e finora unica, tregua della guerra. I combattimenti vengono sospesi per 4 giorni, poi estesi a 7, durante i quali Hamas ha liberato 105 persone prese in ostaggio nell’attacco del 7 ottobre in cambio di 210 prigionieri palestinesi. Le forze israeliane hanno poi attaccato anche il sud, costringendo la popolazione a fuggire di nuovo. L’ultimo obiettivo resta Rafah, al confine meridionale, dove al momento è rifugiata più della metà della popolazione.
Gli aiuti umanitari riescono a raggiungere Gaza?
Israele sostiene di non imporre limiti alle forniture alimentari ma le organizzazioni umanitarie denunciano come i tir che trasportano aiuti siano quotidianamente in attesa ai valichi meridionali della Striscia, aspettando di essere ispezionati dai militari israeliani prima di poter passare. Si tentano soluzioni alternative, ad esempio paracadutando pacchi di aiuti da aerei militari. Ma è una modalità che permette di distribuire una quantità di aiuti esigua rispetto alle necessità, oltre a essere molto costosa e pericolosa, non essendo possibile controllare i lanci. A marzo, l’Unione Europea ha attivato anche un corridoio umanitario via mare da Cipro che ha permesso di far arrivare a Gaza 200 tonnellate di cibo. Almeno due gli episodi gravi di calca e di spari sulla folla che cercava di accaparrarsi gli aiuti.
C.O.
Quali sono gli altri fronti di guerra?
La guerra tra Hamas e Israele ha portato a un'impennata di violenza in molti altri punti nevralgici del Medio Oriente. Al confine settentrionale di Israele continua a crescere la tensione con Hezbollah, la milizia filoiraniana alleata di Hamas, che ha costretto all'evacuazione di decine di migliaia di persone. Un altro fronte caldo è rappresentato dagli Houthi, i guerriglieri yemeniti alleati dell’Iran che hanno attaccato le navi nel Mar Rosso e lanciato missili contro Israele in segno di solidarietà con i palestinesi.
Come sono evoluti i rapporti tra Netanyahu e Washington?
Con il protrarsi della guerra, sono aumentati gli attriti tra Israele e gli Stati Uniti, con pochi precedenti nei 75 anni di storia della loro stretta alleanza. Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden aveva sostenuto con forza il diritto di Israele a difendersi da Hamas dopo gli attacchi del 7 ottobre, ma ha via via intensificato gli appelli affinché facesse di più per proteggere i civili e consentire l'arrivo degli aiuti. Washington si è poi astenuta dall'usare il suo veto per bloccare la risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che richiedeva un cessate il fuoco.
Qual è la situazione a Gaza dopo sei mesi di guerra?
Sei mesi dopo l’irruzione di Hamas in Israele, la controffensiva di Tel Aviv ha distrutto gran parte della Striscia di Gaza. È in corso una crisi umanitaria senza precedenti: più di 33mila palestinesi sono morti, di cui circa il 40% bambini. Secondo i dati dell’Integrated Food Security Phase Classification (IPC), il monitoraggio globale delle crisi alimentari e nutrizionali, senza un immediato aumento degli aiuti il pericolo di carestia a Gaza è «imminente». A preoccupare, oltre alla scarsità di cibo e acqua, è la mancanza di assistenza sanitaria e di servizi igienici. Nel nord di Gaza non è rimasto nessun ospedale completamente funzionante. Inoltre, il grave sovraffollamento, soprattutto a Rafah, dove si sono rifugiati più di un milione di palestinesi, favorisce la diffusione di malattie.