Hong Kong. Il cardinale Zen condannato per il fondo in aiuto degli attivisti
Il novantenne cardinale Joseph Zen Ze-kiun all'ingresso del tribunale a Hong Kong
Il cardinale novantenne Joseph Zen, vescovo emerito di Hong Kong è stato condannato oggi a Hong Kong per avere violato, insieme a altri cinque esponenti della società civile e del movimento democratico, l’ordinanza sulle società non avendo registrato correttamente il Fondo di sostegno umanitario 612, utilizzato anche per garantire assistenza legale e medica ai manifestanti coinvolti nelle proteste del 2019. Secondo la corte, però, il fondo – della consistenza di 34 milioni di dollari dovuti a 100mila partecipazioni - sarebbe stato utilizzato anche per sostenere le manifestazioni contrario alle azioni del governo locale e al suo controllo da parte di Pechino.
Il giudizio della Corte di West Kowloon era in corso da tempo, dopo che i co-imputati erano stati arrestati a maggio per un reato ben più grave, quello di “collusione con forze straniere” a fini eversivi, ma poi giudicati per un reato minore. Una condanna a una pena pecuniaria di 4.000 dollari di Hong Kong pari a 490 euro per il porporato e quattro altri, di 2.500 per il sesto, che ha però un chiaro intento dissuasivo verso chi continua a manifestare il proprio dissenso con la svolta autoritaria in corso. Per quanto riguarda il cardinale Zen, per alcuni osservatori potrebbe anche essere «un segnale» lanciato alla comunità cattolica locale e alla Santa Sede che con la leadership cinese ha in corso contatti che lo scorso 22 ottobre hanno portato alla seconda proroga dell’Accordo provvisorio tra la Santa Sede e la Repubblica popolare cinese stipulato il 22 settembre 2018. Proprio su questo fronte oggi la Santa sede è intervenuta con una nota perentoria.
«La Santa Sede –si afferma in un comunicato –ha preso atto con sorpresa e rammarico della notizia della ‘cerimonia di installazione», avvenuta il 24 novembre a Nanchang, di monsignor Giovanni Peng Weizhao, vescovo di Yujiang (Provincia di Jiangxi), come «Vescovo Ausiliare di Jiangxi’», diocesi non riconosciuta dalla Santa Sede». Lo afferma un comunicato della Santa Sede. Tale evento, infatti, «non è avvenuto in conformità allo spirito di dialogo esistente tra la Parte Vaticana e la Parte Cinese e a quanto stipulato nell’Accordo Provvisorio sulla nomina dei Vescovi, il 22 settembre 2018», afferma la nota.
Per di più, spiega ancora la nota della Santa Sede, «il riconoscimento civile di monsignor Peng è stato preceduto, secondo le notizie giunte, da lunghe e pesanti pressioni delle autorità locali».
«La Santa Sede auspica che non si ripetano simili episodi, resta in attesa di opportune comunicazioni in merito da parte delle Autorità e riafferma la sua piena disponibilità a continuare il dialogo rispettoso, concernente tutte le questioni di comune interesse», conclude il comunicato.