Visita. Zelensky a Roma vede papa Francesco, Mattarella. Atteso l'incontro con Meloni
Il presidente ucraino Zelensky
La Santa Sede, «sotto la guida di papa Francesco», sta cercando di «dare il nostro pieno contributo e di fare ogni sforzo per trovare una soluzione politica e diplomatica» alla «crisi» in Ucraina. Il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, racconta alla testata cattolica portoghese Renascença l’impegno vaticano per la pace alla vigilia dell’arrivo a Roma del presidente Volodymyr Zelensky. Contributi e sforzi che, sulla carta, possono includere anche l’incontro del Papa con il leader ucraino nella giornata di oggi.
Un’udienza non confermata ufficialmente Oltretevere ma che, se avvenisse, si terrebbe nel pomeriggio. Di ritorno dall’Ungheria, dieci giorni fa, Francesco aveva annunciato una «missione» promossa dalla Santa Sede e destinata a coinvolgere sia Kiev sia Mosca. Riservata, come lo sono quelle fra le parti di una guerra in corso. Ecco perché appare una conferma indiretta del ruolo giocato dal Vaticano per avvicinare i due Paesi quello che scrive l’agenzia di stampa russa Tass quando sottolinea che l’eventuale dialogo del presidente ucraino con il Pontefice non è legato alla «missione di pace» presentata da Francesco e che Zelensky ha fatto richiesta «solo alcuni giorni fa» di essere ricevuto dal Papa durante la sua visita lampo in Italia.
Una visita che sicuramente include l’incontro con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. In questo caso la conferma c’è già, ma non sono stati resi noti i particolari. Ed è altrettanto atteso il terzo incontro con la premier Giorgia Meloni che aveva incontrato Zelensky a Kiev lo scorso febbraio invitandolo nella Penisola. La macchina della sicurezza è già stata attivata nella Capitale. Il piano prevede la “no fly zone” e tiratori scelti. Il presidente sarà anche ospite in tv dello speciale “Porta a Porta” di Bruno Vespa nel pomeriggio. La tappa a Roma è il primo viaggio del leader ucraino in Italia dall’inizio dell’invasione russa oltre un anno fa. Zelensky era già stato ricevuto dal Papa l’8 febbraio 2020. E negli oltre quattrocento giorni di guerra si è sentito più volte al telefono con Francesco. A fine febbraio 2022 lo aveva ringraziato «per aver pregato per la pace e per una tregua» dicendo che il «popolo ucraino» sentiva il suo «sostegno spirituale». A marzo aveva elogiato le sue «parole importanti». Ad agosto, sempre al telefono, aveva espresso «gratitudine per le sue preghiere».
E l’ambasciatore ucraino presso la Santa Sede, Andrii Yurash, rilanciando la notizia, aveva auspicato una visita del Pontefice a Kiev. Ma nei mesi di conflitto non sono mancati i momenti di tensione, come quando ad agosto era stato convocato il nunzio in Ucraina dopo il commento di Francesco sulla morte di Darya Dugina, figlia dell’ideologo di Putin, che era stata definita una «povera ragazza».
Alla vigilia della visita a Roma, i servizi di sicurezza di Kiev rendono nota la condanna «per la prima volta in Ucraina» di un «religioso di alto rango della Chiesa ortodossa del patriarcato di Mosca»: è il metropolita Iosaf che dovrà scontare tre anni di carcere per collaborazionismo. Sul campo di battaglia, il capo della milizia russa Wagner, Evgenij Prigozhin, punta il dito contro l’esercito di Mosca che non garantisce una copertura di Bakhmut dove le truppe ucraine «sono avanzate per cinque chilometri». Riconquista confermata da Kiev. Ma il ministero russo della Difesa parla di ritiro «in posizioni difensive più vantaggiose». E la Cnn avverte che l’Ucraina ha iniziato i preparativi per la controffensiva.