Yemen. Prima speranza di pace, intesa tra ribelli e governo dopo quattro anni di guerra
Donne fanno rifornimento di acqua in Yemen (EPA/YAHYA ARHAB)
Spiragli di pace nella Repubblica dello Yemen, da quattro anni e mezzo martoriata da guerra civile e miseria. Ieri i separatisti del Sud hanno raggiunto un accordo di condivisione del potere con il governo riconosciuto dalla comunità internazionale, dopo settimane di trattative dirette e indirette più volte date per naufragate. Secondo le principali testate giornalistiche arabe, fra cui il quotidiano al-Sharq al-Awsat, il nuovo assetto di governo concordato prevederebbe 24 ministeri, divisi equamente fra Nord e Sud. L’intesa, favorita dalla mediazione condotta – segretamente – dall’Arabia Saudita (capofila della coalizione contro le milizie sciite sostenute dall’Iran), prevederebbe da parte dei ribelli la cessione ai rivali della città portuale di Aden.
Il Southern transitional council (Stc), l’organizzazione politica secessionista del Sud nata per iniziativa del movimento separatista al-Hirak al-Janoubi, ha preso il controllo di Aden nel mese di agosto, infliggendo una pesante sconfitta al governo centrale, che vi aveva trovato rifugio quando era stato espulso dalla capitale Sanaa a fine 2014 per mano dei ribelli sciiti Houthi. Una sconfitta dal sapore politico, ancor più che militare, poiché per anni governo ufficiale e governatorati del Sud hanno combattuto insieme la ribellione Houthi. L’insurrezione del Sud è stata supportata logisticamente dagli Emirati arabi uniti, anch’essi parte della coalizione anti-Houthi, con il risultato che Abu Dhabi e Riad, alleate in funzione anti-iraniana, sono diventate nemiche per il controllo della fascia meridionale dello Yemen.
«Abbiamo firmato la bozza finale dell’accordo e stiamo aspettando la firma congiunta entro pochi giorni», ha dichiarato una fonte del Stc alle agenzie di stampa arabe. Versione confermata anche da un funzionario vicino al presidente Abed Rabbo Mansour Hadi. Riad supervisionerà il comitato congiunto incaricato di attuare l’intesa.
Intanto, la situazione umanitaria in Yemen non fa che peggiorare. Per oltre 15 milioni di persone è emergenza acqua: il funzionamento di autocisterne, cisterne private e reti idriche – quelle poche non andate distrutte – è messo in crisi dalla mancanza di carburante, sulla cui importazione sono state imposte limitazioni che ne hanno fatto schizzare il prezzo. I danni provocati dalla guerra a tutte le infrastrutture essenziali, non sono a quelle idriche, sono incalcolabili e rendono quasi impossibile il lavoro delle organizzazioni umanitarie.
Si calcola che almeno 400mila bambini siano colpiti da malnutrizione acuta. Il colera ha già contagiato più di due milioni di persone, uccidendone 3.700 in due anni e mezzo.