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Appello. Yemen alla fame per lo stop al grano ucraino e gli aumenti dei prezzi del cibo

giovedì 28 luglio 2022

In Yemen le scorte di cibo rischiano di esaurirsi nel giro di pochi mesi, a causa dell’aumento fuori controllo dei prezzi dei beni alimentari e del costo delle importazioni che coprono il 90% del fabbisogno del Paese. Allo stesso tempo il nuovo accordo per lo sblocco di export di grano dall’Ucraina, da cui lo Yemen dipende per il 42%, produrrà effetti solo tra diverse settimane, senza ridurre i prezzi per la popolazione. Nel frattempo 19 milioni di persone stanno già rimanendo senza cibo e 7,5 milioni potrebbero ritrovarsi sull’orlo della carestia.

È l’allarme lanciato oggi da Oxfam, riportato dall'agenzia Sir, di fronte ad una crisi alimentare senza precedenti dall’inizio del conflitto nel 2015: da marzo i prezzi di alimenti di base come grano, farina, olio da cucina, uova e zucchero sono saliti in media del 30%.

“Non si erano mai raggiunti questi aumenti, forse solo durante l’embargo imposto al Paese dalla coalizione saudita, ma mai per un periodo così prolungato – spiega Francesco Petrelli, responsabile per la sicurezza alimentare di Oxfam Italia –. Mentre silos e magazzini sono ormai quasi vuoti, le aziende importatrici non sono in grado di garantire l’acquisto dei beni alimentari di base da cui dipende la sopravvivenza di 30 milioni di yemeniti”.

Petrelli chiede “lo sblocco dell’export di grano e cereali dall’Ucraina nel più breve tempo possibile e che la comunità internazionale aumenti immediatamente gli aiuti, da cui dipende l’80% della popolazione, attualmente fermi al 27% di quanto richiesto dalle Nazioni Unite”.

Gli ultimi 4 mesi di tregua hanno dato un po’ di sollievo alla popolazione ma l’impatto della crisi alimentare globale sommato alla più grave siccità degli ultimi anni ha prodotto una crescita fino al 45% del prezzo degli alimenti di base tra marzo e giugno.

In questo contesto per mancanza di risorse il World food program ha dovuto tagliare gli aiuti alimentari a 5 milioni di persone, che adesso devono sopravvivere con metà del cibo necessario a soddisfare il fabbisogno giornaliero minimo di calorie, mentre altri 8 milioni andranno avanti con appena un quarto.

La situazione più grave riguarda 4,3 milioni di sfollati interni che per il 56% non ha alcuna fonte di reddito, tra cui quasi 2 milioni di donne e bambini. “In questo momento è cruciale che la comunità internazionale intervenga, pagando direttamente le importazioni di grano e cereali e alleggerendo il peso del debito estero del Paese – è l’appello di Petrelli –. Altro elemento imprescindibile è che la tregua, che scadrà il 2 agosto, venga prorogata”.