L'attacco degli Houthi al cuore delle istituzioni yemenite non è stato
di certo una sorpresa. I ribelli, infatti, da settembre controllano
ampie zona di Sanaa, grazie a un attacco sferrato immediatamente dopo
la firma di un accordo di pace con il governo, raggiunto con la
mediazione delle Nazioni Unite, che prevedeva la nascita di un nuovo
esecutivo, non ostile agli Houthi. Da allora il presidente Hadi accusa
i ribelli di tradimento e Teheran di fornire loro sostegno militare e
politico.
Alcuni analisti considerano gli ayatollah iraniani i padrini
politici degli Houthi, che appartengono allo Zaydismo, una branca
sciita come sciita è la dottrina su cui si fonda la Repubblica
islamica. I ribelli smentiscono ogni sorta di collegamento con
Teheran, ma anche di recente le autorità yemenite hanno annunciato di
aver sequestrato navi che trasportavano armi iraniane destinate agli
Houthi.Nei mesi scorsi un deputato iraniano vicino alla Guida Suprema,
l'ayatollah Ali Khamenei, ha dichiarato
che Sanaa "è la quarta capitale del mondo arabo in mano iraniana" dopo
Damasco (il regime del presidente Assad), Beirut (Hezbollah) e Baghdad
(con gli sciiti al potere).
Gli ultimi sviluppi a Sanaa hanno fatto suonare un campanello
di allarme a Riad e nelle altre capitali delle monarchie
del Golfo. Le autorità saudite e i loro alleati, da sempre molto
attenti a quel che succede in Yemen, stanno vedendo disgregarsi passo
dopo passo il loro progetto di pacificazione del paese, che passava
attraverso l'uscita di scena dell'ex presidente Ali Abdullah Saleh e
la sua sostituzione con quello che allora era il suo vice, Hadi.