Una pioggia di fuoco su
installazioni militari e batterie anti-aeree alla periferia di
Sanaa. Così, nel cuore della notte, è scattata l'operazione
Tempesta di Fermezza con cui l'Arabia Saudita e altri Paesi
arabi, appoggiati dagli Usa, hanno deciso di impedire che
l'intero Yemen cadesse nelle mani degli sciiti Huthi, sostenuti
dall'Iran, e della fazione delle forze armate fedeli all'ex
'uomo forte' Ali Abdullah Saleh.Una nuova serie di raid ha colpito nel pomeriggio una base militare nella
provincia di Taiz, circa 200 chilometri a sud di Sanaa. Intanto, mentre fonti al Cairo parlano di un prossimo
intervento di terra guidato dai sauditi e dagli egiziani,
il
presidente yemenita Abdo Rabbo Mansur Hadi, fuggito ieri sera
via mare da Aden, nel Sud del Paese, è arrivato a Riad per
proseguire alla volta di Sharm El Sheikh, in Egitto, dove questo
fine settimana è in programma il vertice della
Lega araba. E il
segretario generale, Nabil el-Araby, ha già espresso la
"determinazione" dell'organizzazione dei Paesi arabi a
"sostenere totalmente" l'operazione contro gli Huthi.
A Sanaa il ministero della Salute ha denunciato la
morte di
almeno 18 civili nei bombardamenti che hanno colpito alcune case
vicino all'aeroporto. Raid sono avvenuti anche nella provincia
meridionale di Lahj e in quella settentrionale di Saada,
roccaforte dei ribelli sciiti, che si sono detti pronti a far
fronte agli attacchi. "Siamo capaci di resistere e resisteremo",
ha detto il loro portavoce Mohammed al Bukhaiti alla televisione
panaraba al-Jazeera. "Non chiediamo sostegno all'Iran e a nessun
altro, siamo fiduciosi nelle nostre forze", ha aggiunto.
Secondo la televisione al Arabiya,
Riad ha dispiegato una
forza di 100 aerei da caccia e 150mila soldati, oltre ad unità
navali, nell'ambito dell'offensiva. Ma
alla coalizione
partecipano anche Egitto, Giordania, Emirati arabi uniti,
Kuwait, Qatar, Bahrein, Marocco e Sudan, mentre il
Pakistan,
unico Paese non arabo ad essere invitato a farne parte, si è
riservato di rispondere.
La Casa Bianca ha fatto sapere che il presidente
Barack Obama
ha autorizzato supporto dal punto di vista logistico e in
materia di intelligence.E paradossalmente ciò avveniva proprio
mentre i caccia americani entravano in azione contro l'Is a
Tikrit, in Iraq, dove gli Usa e l'Iran sostengono congiuntamente
il governo a guida sciita di Baghdad contro la minaccia
jihadista.Le reazioni nella regione hanno rispecchiato la classica
divisione tra schieramenti sunnita e sciita che già si
fronteggiano su altre crisi, in primis quella siriana. I
bombardamenti sono un "passo pericoloso" che peggiorerà la
crisi, ha avvertito l'
Iran, che ha chiesto di fermarli. Lo
stesso hanno fatto il governo di
Damasco e le
milizie libanesi
Hezbollah, che hanno condannato "l'aggressione
saudita-americana". Anche l'Iraq si è dichiarato contrario.Sull'altro fronte, oltre ai Paesi arabi direttamente coinvolti,
anche la
Turchia, che ha detto di "appoggiare l'operazione
militare".
"I negoziati rimangono l'unica opzione per risolvere la crisi
yemenita", ha avvertito da parte sua il
segretario generale
dell'Onu, Ban Ki-moon. Lo stesso ha affermato Federica
Mogherini, Alto rappresentante per la politica estera della Ue,
dicendosi "convinta che l'azione militare non sia una
soluzione".Intanto, però, tre anonimi alti responsabili
egiziani hanno detto all'Associated Press che
Arabia Saudita ed
Egitto guideranno un'offensiva di terra dopo che i raid aerei
avranno indebolito i ribelli e le forze leali a Saleh. Secondo
le fonti, l'incursione dovrebbe puntare a spingere i ribelli a
negoziati.