Gli studenti americani e i loro colleghi del mondo anglosassone dovranno rispolverare le enciclopedie dei loro genitori per fare i compiti, almeno per un giorno. Wikipedia ha annunciato la chiusura del proprio sito in inglese per 24 ore oggi, in protesta contro una legge in esame al Congresso che limiterebbe la libertà di espressione su Internet. La versione inglese del sito sarà rimpiazzata da istruzioni su come contattare i membri del Congresso Usa. Il progetto di legge, lo “Stop online piracy act” (Sopa), è nato sotto l’impulso delle associazioni di artisti e produttori di Hollywood e dell’industria discografica con lo scopo di mettere fine alla diffusione di copie pirata di film e canzoni su Internet. Ma a detta dei fondatori dell’enciclopedia online gratuita, che raccoglie milioni di voci scritte e recensite dai suoi stessi utenti, Sopa renderà l’esistenza di siti di scambio di informazioni e notizie, compresi Facebook e Twitter, virtualmente impossibile. I siti sarebbero infatti costretti a rimuovere qualsiasi messaggio che fa anche solo riferimento ad altri siti che potrebbero, potenzialmente, violare le leggi del copyright. Un ruolo di vigilanza di Internet estremamente costoso per le società di Internet. Tanto che i gruppi di venture capitalist, gli investitori che riversano capitali nelle società nascenti, minacciano di smettere di investire in imprese di Internet se la legge verrà approvata. Anche la Casa Bianca ha espresso preoccupazione per l’attuale formulazione delle legge – a detta dell’Amministrazione Obama troppo vaga e omnicomprensiva – anche se per ora il presidente non ha minacciato alcun veto.Il progetto Sopa, la cui data limite di approvazione è il 24 gennaio, permetterebbe anche al ministero della Giustizia di indagare, perseguire e oscurare qualsiasi singolo o aziende che possa essere accusata di utilizzare o diffondere materiale protetto da diritto d’autore dentro e fuori dagli Usa.La legge antipirateria è al momento in discussione alla Camera dei Rappresentanti, al Senato invece è allo studio una versione simile, il “Protect intellectual property act”, ed entrambi i testi hanno ottenuto anche il sostegno della Camera di commercio Usa.Anche i fondatori di Google, Twitter, Yahoo! e di altri colossi del Web hanno espresso riserve su entrambe le versioni spiegando in una lettera aperta che «concederebbero al governo Usa il potere di censurare Internet con procedure simili a quelle usate da Cina, Iran e Malaysia». I siti hanno anche fatto notare come la legge renderebbe illegale usare server all’estero: la stessa tecnica che il Dipartimento di Stato – dopo la svolta impressa nei mesi scorsi da Hillary Clinton – incoraggia i dissidenti di regimi totalitari per eludere i blocchi e le censure dei loro governi. «La libertà non viene mai concessa volontariamente dall’oppressore, deve essere richiesta dagli oppressi», ha scritto ieri su Twitter Jimmy Wales, co-fondatore di Wikipedia, citando una massima di Martin Luther King.