Spagna. Sánchez darà battaglia in tre feudi per difendersi dalla «reconquista» del Pp
Il premier Pedro Sánchez in un comizio a Valencia
Insulti e celebrazione. Non poteva che finire così, al Palazzo dei Congressi della fiera Ifema di Madrid, gremito da duemila supporter imbandierati, la campagna di Isabel Ayuso. La governatrice dei popolari, che muove dalla «capitale della libertà» l’ariete dei popolari alla “reconquista” di Spagna, è stata affiancata venerdì sera nel meeting di chiusura dal leader Alberto Nuñez Fejióo, e dal sindaco Luis Martinez Almeida, che aspira a bissare il mandato.
Parte da qui l’offensiva al «sanchismo», l’onda azzurra con la quale il Pp aspira a tingere in queste ore nelle urne la cartina di Spagna, in locali e regionali che considera il primo turno delle elezioni politiche di dicembre. Ma è lei, la «zarina», ad aver fatto la scommessa più rischiosa: o raddoppia o lascia le velleità di scalzare alla guida nazionale il galiziano Fejióo, che seppure sia riuscito a risollevare il Pp dal baratro del 17% ottenuto nel 2019 e a fagocitare i liberali di Ciudadanos, non ha il muscolo “trumpista” esibito dalla Ayuso per erodere la destra radicale di Vox. I sondaggi danno per certo che il Pp sarà il partito più votato ma, a differenza che in Andalusia e Galizia, nella Comunità di Madrid si fermerebbe a un passo dalla maggioranza assoluta.
Mentre su questa ha scommesso la Ayuso, facendosi bandiera della battaglia culturale contro il governo centrale, cavalcando quella politica per la messa fuorilegge di EH Bildu, bollato come la reincarnazione di Eta, dissolta dal 2011, e liquidando come socio inaffidabile il partito di Santiago Abascal. Ma, per l’investitura bis, la governatrice potrebbe aver bisogno di nuovo dei voti o dell’astensione dell’ultradestra. Uno scenario “nefasto” nelle sue stesse parole. Che tuttavia non le ha impedito di celebrare sulle note di Ganas- nella duplice accezione di brame e vinci, slogan della sua campagna - la festa andata avanti fino a mezzanotte, con i foodtruks carichi di “cañas de España’”, la birra battezzata con il volto della «presidenta».
Nonostante le differenze, Fejióo ha tentato fino alla fine di dare un’immagine di unità. «Il Pp non è una setta, è una squadra», ha ripetuto, sperando che l’effetto Ayuso possa fare da traino ad Almeida per non perdere il governo della capitale, minacciato dalla possibile somma del centrosinistra – Mas Madrid, Psoe e Unidas Podemos – che potrebbe superare quella del centro destra.
Anche qui Vox ha ritirato l’appoggio esterno al Pp e rivendica corresponsabilità di governo, come già in quello di Castilla y León. Molto però dipenderà da se il partito degli ex “indignados”, che esordi nel 2015 con oltre il 20%, costretto ora a chiamare in soccorso l’ex leader Pablo Iglesias, riuscirà a superare la soglia di sbarramento del 5%. Valencia, regione e città, Aragona e Siviglia saranno i test chiave in cui si gioca l’egemonia fra socialisti e popolari, in bilico per un seggio o un pugno di voti. Il Pp potrebbe riprendersi l’ex feudo di Valencia e subentrare in Estremadura e Aragona, ma dipendendo da Vox, che mantiene le chiavi della governabilità.
Il premier socialista Pedro Sánchez si è impegnato in un tour de force elettorale per sgranare i risultati di 4 anni di gestione alla guida della coalizione con Podemos e le alleanze con i soci periferici, nazionalisti baschi e catalani, a fronte di avversità pandemiche, climatiche, telluriche e del conflitto russo in Ucraina. Riforme come quella del lavoro o delle pensioni, l’aumento del salario minimo interprofessionale o la crescita doppia rispetto alla media Ue, sono state tuttavia oscurate nell’ultima settimana dagli scandali per il voto di scambio per posta, con decine di arresti nel sud e nell’exclave di Melilla, che hanno convolto candidati sia socialisti che Popolari.
Le urne decideranno la continuità dell’esecutivo progressista, anche se non dipenderà tanto dal Psoe di Sánchez il resiliente, quanto dalla tenuta degli alleati di Podemos, travolti dall’ingresso sulla scena dalla piattaforma Sumar, della vicepremier al Lavoro, Yolanda Diaz, che scalda i motori per l’appuntamento nazionale.