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Parigi. La Francia di Macron sdogana la «cultura» del videogioco

Daniele Zappalà, Parigi mercoledì 1 novembre 2023

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La ministra francese della Cultura all’inaugurazione di una fiera dedicata ai videogiochi. Oltralpe, in epoca mitterrandiana o chirachiana, sarebbe sembrata una buona boutade. Ma anche sotto i presidenti Nicolas Sarkozy e François Hollande, la notizia avrebbe prodotto probabilmente un tourbillon di polemiche.

Ma nella Francia di Emmanuel Macron, i videogiochi sono ormai considerati «un’industria creativa e culturale». Anzi, persino il nuovo perno del settore, dato il primato assoluto in termini di giro d’affari. La ministra Rima Abdul Malak ha così accettato il tappeto rosso srotolato per lei in apertura della Paris games week (1-5 novembre) ovvero la fiera annuale, con nome in inglese, che si tiene negli stessi hangar a sud di Parigi del Salone mondiale dell’automobile.

Per la ministra, come recita l’annuncio governativo della visita, si tratta di un’occasione per «incontrare le scuole, i creatori, gli studios, editori e investitori che rendono vitale il videogioco francese», potendosi così confrontare in generale con tutti i professionisti «sull’attrattiva della Francia in questo campo».

L’esecutivo transalpino sta investendo molto nel settore, nel quadro del piano nazionale di rilancio economico ‘France 2030’, che finanzia ad esempio due ‘scuole’ innovative in questo ambito: la Enjmin (Scuola nazionale del gioco e dei media interattivi digitali), inserita all’interno di uno storico polo d’insegnamento altamente prestigioso come il Cnam (Conservatorio nazionale delle arti e dei mestieri), e la scuola Rubika Animation. Entrambe hanno vinto il concorso pubblico denominato «La grande fabbrica dell’immagine».

La visita della ministra al salone sembra rientrare in un più ampio movimento nazionale di legittimazione culturale dei videogiochi come ‘Decima arte’. Fra gli eventi recenti più emblematici di questa tendenza, l’invito che 2 studios transalpini del settore, Ankama e Spiders, hanno ricevuto da una storica istituzione museale come il Museo delle Belle Arti di Lilla, noto agli amanti di pittura per i suoi Rubens e Van Dyck. Sui tre piani del museo, le due ditte hanno creato degli allestimenti fondati sui propri personaggi di videogioco, in modo da ‘metterli in dialogo’ con le collezioni museali permanenti di sculture e dipinti. Un’iniziativa volta pure ad attirare il pubblico più giovane in un’istituzione culturale prestigiosa.

Un tempo, simili progetti sarebbero stati sonoramente bacchettati come ‘derive’ dello «Stato culturale», come lo definì il filologo Marc Fumaroli in un noto pamphlet. Ma nella Francia di Macron, il perimetro delle arti e della cultura riconosciute e onorate ai più alti livelli si è visibilmente allargato, pur senza fugare tutti i dubbi del mondo intellettuale.