Nigeria. Le liceali sono vive: la prova in un video
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Saratu Ayuba è una delle 15 ragazze che appare nella registrazione: indossando un abaya (lungo camice che copre tutto il corpo eccetto la testa, i piedi e le mani) viola, con una sciarpa marrone fantasia che le copre i capelli, Saratu guarda direttamente in camera dicendo il proprio nome e dove è stata rapita. Stessa sorte per tutte le 15 ragazze del video che una per una, in fila contro un muro giallo e senza apparenti segni di maltrattamento, rispondono alle domande dei rapitori, sempre la stessa per ciascuna di loro: "Qual è il tuo nome? Dove sei stata presa?". Nella notte del 14 aprile 2014 i militanti di Boko Haram rapirono 276 studentesse di una scuola superiore statale a Chibok, nel nord della Nigeria. Una cinquantina riuscirono a fuggire ma di 219 non si seppe più nulla. Oggi, nel giorno del secondo anniversario dal sequestro, sembra esserci una nuova speranza per le famiglie delle ragazze. Fino ad oggi infatti il video dei rapitori era stato visto solo da negoziatori e alcuni membri del governo. Il filmato è stato mostrato questa settimana anche ai genitori: la Cnn mostra infatti una mamma, Mary Iashaya, che mentre si avvicina a un computer riconosce le sue due figlie, Saratu e Hauwa, e dice piangendo "Mia Saratu". Un'altra mamma, Rifkatu Ayuba, ha riconosciuto la figlia e una terza madre, Yana Galang, ha identificato addirittura cinque ragazze.