Medio Oriente. L'Iran: «Puniremo Israele ma non cerchiamo l'escalation regionale»
Il portavoce del ministero degli Esteri iraniani, Nasser Kanani, in conferenza stampa a Teheran
Secondo molti osservatori sarebbe ormai questione di ore. L’Iran e Hezbollah, l’organizzazione paramilitare libanese controllata da Teheran, potrebbero attaccare Israele oggi. Il portavoce del ministero degli Esteri di Teheran, Nasser Kanani, ha ribadito che «l'Iran, basandosi sul suo diritto fondato sui principi del diritto internazionale di punire l'aggressore, intraprenderà un'azione seria e deterrente con forza, determinazione e fermezza», aggiungendo però che «l'Iran non cerca di aumentare le tensioni nella regione». Secondo il Jerusalem Post, Teheran ha emesso un avviso ai piloti affinché gli aerei diretti verso le zone del centro, dell'ovest o del nord ovest del Paese cambino rotta.
A Teheran è arrivato stamani il segretario del Consiglio di Sicurezza nazionale russo Serghei Shoigu, ex ministro della Difesa, per colloqui con le autorità.
In Israele il ministro della Difesa Yoav Gallant, visitando il centro di comando sotterraneo dell'aeronautica militare a Tel Aviv, ha detto: «I nostri nemici stanno valutando attentamente i loro passi. Dobbiamo prepararci a tutte le possibilità, inclusa una rapida transizione all'offensiva».
Razzi sul nord di Israele. In Medio Oriente il capo del Centcom Usa
Nella notte appena passata razzi di Hezbollah sono stati lanciati contro il Nord dello Stato ebraico, ferendo un ufficiale e un soldato in modo non grave ad Ayelet HaShahar.
Tuttavia il portavoce delle forze di difesa israeliane Daniel Hagari, pur confermando che «l'allerta è altissima», ha spiegato che le disposizioni di sicurezza per la popolazione non cambiano. Da parte sua il premier Benjamin Netanyahu ha riunito i vertici militari e di intelligence al ministero della Difesa a Tel Aviv, mentre il segretario di Stato americano Antony Blinken ha confermato al G7 che l'attacco dell'Iran e di Hezbollah contro Israele potrebbe avvenire nelle prossime 24 ore.
Il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ha informato il capo del Pentagono Lloyd Austin «sugli sviluppi della sicurezza nella regione e sul fatto che l'esercito è pronto a difendere Israele dalle potenziali minacce poste dall'Iran e dai suoi delegati».
Sul versante italiano, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha nuovamente invitato i nostri connazionali a lasciare al più presto il Libano. Com'è noto, l’attacco contro Israele rappresenterebbe la riposta all’uccisione a Teheran di Ismail Haniyeh, capo politico di Hamas, e in Libano del comandante di Hezbollah Fuad Shukr. Quest’ultimo era considerato da Israele il responsabile dell’attacco in Golan costato la vita a 12 bambini il 28 luglio scorso.
In Medio Oriente è arrivato il capo del Centro di comando americano (Centcom) Michael Kurilla che dovrebbe recarsi, oltre che in Israele, anche in Giordania e in diversi Paesi del Golfo. Sebbene la visita fosse prevista, sembra evidente che la sua presenza rientri nei preparativi per gestire la risposta iraniana.
Parallelamente proseguono i raid israeliani nella Striscia di Gaza. L'agenzia di stampa palestinese Wafa riferisce che due civili sono stati uccisi nella notte nel corso di un bombardamento israeliano contro una casa a Deir al Balah, nel centro della Striscia.
Le manovre della diplomazia. «Una delegazione Usa a Teheran in segreto»
Dietro le quinte ferve il lavoro delle diplomazie occidentali e degli alleati arabi per cercare di contenere gli attesi raid della Repubblica islamica ed evitare che la regione precipiti in un conflitto più esteso dagli esiti imprevedibili. Il presidente americano Joe Biden ha fatto sapere che nelle prossime ore parlerà con il re di Giordania Abdullah II. Successivamente, alle 14.15 ora locale (le 20.15 italiane) si riunirà con il suo staff per la sicurezza nella Situation Room per parlare degli sviluppi in Medio Oriente.
Ieri il ministro degli Esteri giordano Ayman Safadi ha raggiunto Teheran per incontrare l'omologo Ali Bagheri Kani, dopo la telefonata del fine settimana. Ma Safadi, pur dichiarando che la Giordania «non permetterà a nessuno di trasformare il Paese in un campo di battaglia», non può far dimenticare che Amman ha già fatto la sua parte in favore di Israele tra il 13 e il 14 aprile, contribuendo in maniera cruciale a intercettare il massiccio bombardamento di centinaia missili e droni che l'Iran lanciò quella notte contro lo Stato ebraico.
Dal Kuwait, il beninformato quotidiano al-Jarida ha rivelato che una delegazione americana nei giorni scorsi si è recata in Turchia e poi nella città iraniana di Karaj per un incontro segreto mediato dall'Oman con alti funzionari del Paese. L'obiettivo era quello di trasmettere un messaggio da parte di Biden: «Calma e avvertimento» prima di tutto, poi il disappunto del presidente per la continua escalation di Netanyahu. Quindi a Teheran è stato chiesto di non «cadere nella trappola» di un attacco su vasta scala che nei fatti rafforzerebbe solo il potere internazionale di Netanyahu.