“L’aumento della violenza e dell’intolleranza religiosa mette in pericolo la
convivenza civile e sociale in Pakistan” e testimonia “il fallimento
dell’amministrazione civile e giudiziaria”. Per questo urgono “misure
improrogabili”: è il forte appello inviato al governo pakistano dalla
Conferenza episcopale del Pakistan e dall’Associazione dei Superiori Maggiori.
Le massime autorità cattoliche del paese hanno elaborato un documento, inviato
all’Agenzia Fides, che è firmato dal Presidente della Conferenza Episcopale,
Sua Ecc. monsignor
Joseph Coutts, arcivescovo di Karachi, e dal rappresentante dei
Superiori maggiori,
p. Pascal Paulus OP. Il testo mette le autorità civili di
fronte alle loro responsabilità inoltrando stringenti richieste all’esecutivo e
alla Corte Suprema.
“L’omicidio di
Shahzad Masih e Shama Bibi a Kasur (
la coppia di sposi arsi in una fornace a Kasur con la falsa accusa di blasfemia, ndr) ricorda che l’intolleranza in
nome della religione è andata ben oltre lo stato di diritto: la giustizia
sommaria viola la Costituzione e il Codice Penale” afferma il testo giunto a
Fides. “Tali incidenti riflettono la mancanza di governance, il fallimento
dell’amministrazione civile e del sistema giudiziario, che garantiscono
l’impunità a questi crimini contro l’umanità” spiegano i Vescovi.
La Chiesa cattolica chiede allora “misure improrogabili” per impedire che tali
episodi avvengano di nuovo e presenta una “
magna carta” al governo e alla Corte
Suprema, in cui si domanda: di promuovere una inchiesta indipendente e rapida
sui fatti di Kasur, per una “giustizia immediata”, che costituisca un chiaro
precedente;
di ritenere responsabili i religiosi islamici che hanno istigato
alla violenza; di prendere provvedimenti per fermare l’abuso della legge sulla
blasfemia; di prevenire tali episodi addestrando la polizia e dichiarandola
responsabile di negligenza; di applicare le raccomandazioni espresse a giugno
scorso dal giudice capo della Corte Suprema, per la protezione delle minoranze
religiose.