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LONDRA. Vescovi inglesi ai parlamentari: votate no alle nozze gay

mercoledì 30 gennaio 2013
I vescovi cattolici del Regno Unito tornano a prendere posizione contro il progetto di legge sul matrimonio omosessuale. La proposta normativa, il cui testo è stato pubblicato il 25 gennaio, verrà sottoposta a una seconda lettura dal Parlamento il prossimo 5 febbraio e sarà poi esaminata in commissione dai deputati prima di ritornare a Westminster per il voto definitivo, un iter che potrebbe durare dai 2 ai 9 mesi. Ieri, intanto, la Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles ha distribuito un memorandum a tutti i membri del Parlamento, invitandoli a respingere il disegno di legge.
Suddiviso in sei paragrafi, il promemoria dei vescovi evidenzia come la proposta normativa, per la prima volta nella storia legale britannica, “cerchi di rompere il legame esistente tra l’istituzione del matrimonio e l'esclusività sessuale, la lealtà e la responsabilità per i bambini nati dal matrimonio stesso”. Di qui, la sottolineatura che la Chiesa inglese fa: “Il matrimonio promuove il bene comune della società perché promuove una relazione unica nel suo genere, all’interno della quale i figli vengono concepiti, nascono e crescono; è un’istituzione che porta benefici ai bambini”. I presuli ribadiscono, quindi, che parlare di matrimonio esclusivamente per le coppie eterosessuali non è un atteggiamento discriminatorio, anzi: “La dottrina della Chiesa – si legge nel memorandum – condanna le ingiuste discriminazioni basate sull’orientamento sessuale”. Ma, poiché “le unioni dello stesso sesso godono già di diritti legali equivalenti a quelli delle coppie eterosessuali, secondo il Civil Partnership Act del 2004”, i presuli evidenziano come “i cambiamenti proposti dal disegno di legge non siano necessari per garantire il riconoscimento legale e la tutela delle coppie omosessuali”.
Per questo, la Chiesa inglese afferma: “Ci opponiamo al matrimonio gay non per discriminazione o pregiudizio, ma affinché i valori sociali unici promossi dal matrimonio eterosessuale siano ancora tutelati dalle istituzioni, in futuro”. Altro punto critico evidenziato dalla Conferenza episcopale di Inghilterra è il fatto che “un cambiamento così importante a livello costituzionale e parlamentare non dovrebbe essere esaminato in fretta, poiché esso ha conseguenze a lungo termine, molte delle quali non intenzionali”. “La popolazione britannica, nel suo complesso – aggiungono i presuli - non ha cercato tale cambiamento; nessuno dei principali partiti politici lo ha promesso nel corso dell’ultima campagna elettorale; non è stato indetto alcun referendum e le consultazioni del governo non si sono chieste prima se la legge attualmente in vigore dovesse essere cambiata, ma piuttosto direttamente come dovesse cambiare”.
Evidenziando, quindi, come “tale proposta di legge apra la strada per ulteriori cambiamenti fondamentali”, i presuli puntano il dito contro le così dette “tutele” promesse dal disegno di legge e che, in realtà, non risultano adeguate. Ad esempio, spiegano i vescovi, “il diritto alla libertà di pensiero, coscienza e religione degli impiegati pubblici potrebbe essere limitato”; “non si fa nulla per impedire che le organizzazioni religiose che non optano per il matrimonio omosessuale siano trattate in modo sfavorevole dalle autorità pubbliche, le quali potrebbe rifiutarsi, ad esempio, di concedere una sovvenzione”. Per di più, notano i presuli, il disegno di legge afferma che “è illegale, per la Chiesa anglicana di Inghilterra, celebrare matrimoni omosessuali”. Tuttavia, “se celebrare o meno tali tipi di nozze è una decisione che spetta solo alle organizzazioni religiose”. Il progetto di legge, dunque, “interferisce con l’autonomia della Chiesa” e “crea un pericoloso precedente”, portando anche a “future frizioni tra le organizzazioni religiose stesse”.
Infine, la Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles sottolinea implicazioni – ancora sconosciute – che tale proposta di legge potrebbe avere sulla legge pubblica e privata; le limitazioni che potrebbero risultare a livello educativo nelle scuole, nell’ambito della libertà di espressione e di religione degli insegnanti; o ancora “il divario crescente tra la concezione religiosa e quella secolare del matrimonio”. Di qui, la considerazione finale che i vescovi fanno al termine del loro memorandum: “È importante che i membri del Parlamento siano pienamente consapevoli degli effetti a lungo termine di tale proposta di legge”, perché le scelte che i parlamentari faranno “avranno profonde implicazioni sulla futura struttura delle relazioni tra Stato e Chiesa in Gran Bretagna”.