L'operazione
Triton incassa il triplo delle risorse. L'Italia, con il suo premier, esce dal vertice col successo in tasca. Le conclusioni del
summit offrono un colpo di scena in positivo e
la solidarietà Ue
prende corpo con una serie di misure, dall'applicabilità più o
meno immediata, quantificabile in settimane o mesi.
Il
decalogo di proposte presentato dal Commissario Ue Dimitris
Avramopoulos, e il pressing del presidente della Commissione
Jean Claude Juncker fanno breccia, dopo che anche la diplomazia
ha lavorato fitto, approfittando della pressione politica,
all'indomani di nuove, terribili tragedie.
Preceduto da un incontro a quattro tra Matteo Renzi, Angela
Merkel, David Cameron e Francois Hollande,
il vertice dà l'ok
alle misure d'emergenza contenute nel piano dell'esecutivo Ue e
tradotte
in tredici punti. Il triplo delle risorse, assieme al
rafforzamento dei mezzi per le operazioni coordinate da Frontex
Triton e Poseidon (Grecia) è il piatto forte e più veloce, si
parla infatti di settimane.
Molti i Paesi che si sono già detti disponibili ad offrire i
propri mezzi, tra questi Francia, Germania, Belgio, Croazia,
Slovenia e Norvegia.
Intanto il
premier britannico David Cameron offre la nave
portaelicotteri Bulwark, tre elicotteri e due pattugliatori con
la mission di fare operazioni di soccorso e salvataggio, in
stretto contatto con Frontex e le autorità italiane, ma al di
fuori di Triton. Questo a patto "che le persone salvate siano
portate nel Paese sicuro più vicino, probabilmente in Italia, e
che non chiedano asilo nel Regno Unito".
La
Spagna, come molti
altri Paesi si dice disponibile, e resta in attesa di una
richiesta della Commissione Ue "dei mezzi necessari e di come si
intende impiegarli" dicono fonti diplomatiche iberiche.
Tempi decisamente più lunghi - si parla di mesi - per mettere
in piedi la
missione di Politica europea di sicurezza e difesa
comune (Pesd). I capi di Stato e di governo sono d'accordo sulla
necessità di lottare contro i trafficanti, ma ci sono molti
dubbi su quale sia il mezzo migliore. L'Alto rappresentante
Federica Mogherini si metterà al lavoro per studiare una
"possibile operazione".
L'idea è quella di "montare" un'azione
militare che preveda azioni chirurgiche, con obiettivi precisi,
per
distruggere i barconi prima del loro utilizzo, quindi anche
sulle coste libiche. Ma da più parti piovono interrogativi e
perplessità. E al di là della cornice legale, e della necessaria
copertura Onu - che non è cosa di poco conto -
il governo di
Tripoli (uno dei tre presenti in Libia e non riconosciuto
dall'Ue) ha già lanciato il suo altolà, facendo sapere,
attraverso il suo ministro degli Esteri Muhammed El-Ghirani, che
"non accetterebbe mai che l'Ue bombardi presunte basi di
trafficanti".
Intanto
l'Onu chiede alla Ue un passo "immediato": una
missione "robusta" di ricerca e soccorso con spiegamento di
mezzi navali e aerei che eviti tragedie come quelle di domenica.
La maggior parte dei Paesi Ue ha però insistito per
non
cambiare il mandato di Triton, chiedendo che non si trasformi in
un'operazione di "ricerca e salvataggio". La missione resta così
di controllo delle frontiere, perché è forte il timore, da Nord
a Sud, del 'pull factor', il fattore richiamo migranti.
Ma come sottolinea l'Alto rappresentante Federica Mogherini,
"la legge del mare obbliga al salvataggio, quindi aumentare la
portata della missione Triton, determina automaticamente un
aumento dei salvataggi in mare". Ed in una serie di documenti
distribuiti da Juncker ai leader dei 28 durante la riunione, si
dimostra che i mezzi di Triton hanno già, e molto spesso,
partecipato ad operazioni di soccorso oltre le trenta miglia.
Mentre
Angela Merkel indica "il salvataggio delle vite umane
come la priorità assoluta".
Miglioramenti in positivo arrivano sui reinsediamenti. Il
progetto pilota della Commissione Ue sui reinsediamenti su base
volontaria dei richiedenti asilo passerebbe dalle 5000 unità,
indicate dalla bozza circolata ieri sera, a 10mila.
Più "difficile" la discussione sulla "solidarietà tra Paesi
europei" per "la redistribuzione dei richiedenti asilo", secondo
quanto indicato dal presidente del consiglio europeo Donald
Tusk.