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Vertice a Bruxelles. Immigrati: Triton triplica l'Europa trova un po' di solidarietà

giovedì 23 aprile 2015
L'operazione Triton incassa il triplo delle risorse. L'Italia, con il suo premier, esce dal vertice col successo in tasca. Le conclusioni del summit offrono un colpo di scena in positivo e la solidarietà Ue prende corpo con una serie di misure, dall'applicabilità più o meno immediata, quantificabile in settimane o mesi. Il decalogo di proposte presentato dal Commissario Ue Dimitris Avramopoulos, e il pressing del presidente della Commissione Jean Claude Juncker fanno breccia, dopo che anche la diplomazia ha lavorato fitto, approfittando della pressione politica, all'indomani di nuove, terribili tragedie. Preceduto da un incontro a quattro tra Matteo Renzi, Angela Merkel, David Cameron e Francois Hollande, il vertice dà l'ok alle misure d'emergenza contenute nel piano dell'esecutivo Ue e tradotte in tredici punti. Il triplo delle risorse, assieme al rafforzamento dei mezzi per le operazioni coordinate da Frontex Triton e Poseidon (Grecia) è il piatto forte e più veloce, si parla infatti di settimane. Molti i Paesi che si sono già detti disponibili ad offrire i propri mezzi, tra questi Francia, Germania, Belgio, Croazia, Slovenia e Norvegia. Intanto il premier britannico David Cameron offre la nave portaelicotteri Bulwark, tre elicotteri e due pattugliatori con la mission di fare operazioni di soccorso e salvataggio, in stretto contatto con Frontex e le autorità italiane, ma al di fuori di Triton. Questo a patto "che le persone salvate siano portate nel Paese sicuro più vicino, probabilmente in Italia, e che non chiedano asilo nel Regno Unito". La Spagna, come molti altri Paesi si dice disponibile, e resta in attesa di una richiesta della Commissione Ue "dei mezzi necessari e di come si intende impiegarli" dicono fonti diplomatiche iberiche. Tempi decisamente più lunghi - si parla di mesi - per mettere in piedi la missione di Politica europea di sicurezza e difesa comune (Pesd). I capi di Stato e di governo sono d'accordo sulla necessità di lottare contro i trafficanti, ma ci sono molti dubbi su quale sia il mezzo migliore. L'Alto rappresentante Federica Mogherini si metterà al lavoro per studiare una "possibile operazione". L'idea è quella di "montare" un'azione militare che preveda azioni chirurgiche, con obiettivi precisi, per distruggere i barconi prima del loro utilizzo, quindi anche sulle coste libiche. Ma da più parti piovono interrogativi e perplessità. E al di là della cornice legale, e della necessaria copertura Onu - che non è cosa di poco conto - il governo di Tripoli (uno dei tre presenti in Libia e non riconosciuto dall'Ue) ha già lanciato il suo altolà, facendo sapere, attraverso il suo ministro degli Esteri Muhammed El-Ghirani, che "non accetterebbe mai che l'Ue bombardi presunte basi di trafficanti". Intanto l'Onu chiede alla Ue un passo "immediato": una missione "robusta" di ricerca e soccorso con spiegamento di mezzi navali e aerei che eviti tragedie come quelle di domenica. La maggior parte dei Paesi Ue ha però insistito per non cambiare il mandato di Triton, chiedendo che non si trasformi in un'operazione di "ricerca e salvataggio". La missione resta così di controllo delle frontiere, perché è forte il timore, da Nord a Sud, del 'pull factor', il fattore richiamo migranti. Ma come sottolinea l'Alto rappresentante Federica Mogherini, "la legge del mare obbliga al salvataggio, quindi aumentare la portata della missione Triton, determina automaticamente un aumento dei salvataggi in mare". Ed in una serie di documenti distribuiti da Juncker ai leader dei 28 durante la riunione, si dimostra che i mezzi di Triton hanno già, e molto spesso, partecipato ad operazioni di soccorso oltre le trenta miglia. Mentre Angela Merkel indica "il salvataggio delle vite umane come la priorità assoluta". Miglioramenti in positivo arrivano sui reinsediamenti. Il progetto pilota della Commissione Ue sui reinsediamenti su base volontaria dei richiedenti asilo passerebbe dalle 5000 unità, indicate dalla bozza circolata ieri sera, a 10mila. Più "difficile" la discussione sulla "solidarietà tra Paesi europei" per "la redistribuzione dei richiedenti asilo", secondo quanto indicato dal presidente del consiglio europeo Donald Tusk.