Il caos. Fallisce il negoziato sul Venezuela, oltre cento feriti nella notte
Niente da fare. I ministri degli Esteri dei Paesi dell'Organizzazione degli Stati Americani (Osa) non sono riusciti a trovare un accordo sulla crisi in Venezuela e si sono impegnati a effettuare un nuovo incontro prima dell'Assemblea Generale di giugno a Cancun (Messico). L'accordo non è stato possibile per la distanza tra le posizioni di Stati Uniti, Messico, Perù, Canada e Panama - che hanno chiesto di annullare l'Assemblea costituente in Venezuela e sono molto critici nei confronti del governo di Nicolas Maduro - e quella di 14 Paesi della Comunità dei Caraibi (Caricom).
Il governo venezuelano, che si opponeva alla riunione dell'Oas, ha fatto sapere di considerare la mancanza di una accordo "un grande fallimento" per il "gruppo interventista" (riferendosi ai 14 Paesi che hanno promosso l'incontro - Argentina, Brasile, Canada, Cile, Colombia, Costa Rica, Stati Uniti d'America, Honduras, Guatemala, Messico, Panama, Paraguay, Perù e Uruguay). Il ministro degli Esteri del Venezuela Delcy Rodriguez ha annunciato, attraverso il canale di Stato venezuelano Vtv, che parteciperà all'Assemblea di Cancun. "Verremo con i popoli per difendere il Venezuela, per ratificare il ritiro delle pretese interventiste da parte di un gruppo di Paesi che non hanno il sostegno della maggior parte della nostra regione".
La violenza e le proteste non accennano però a calare. Almeno cento persone sono rimaste
ferite, alcune in modo grave, negli scontri di ieri in Venezuela dove, dal primo aprile, l'opposizione scende in strada per richiedere la deposizione del presidente Nicolas Maduro. Tra i feriti figura anche un fotografo
dell'Afp. Gli scontri più violenti sono scoppiati durante una protesta vicino la base aerea militare La Carlota: secondo le autorità locali, almeno 89 persone sono rimaste ferite. Oltre cenbto per l'opposizione. La Guardia nazionale, inoltre, ha impedito che una marcia convocata dall'opposizione raggiungesse la Cancelleria, situata nel centro di Caracas, facendo ricorso ai cannoni ad acqua e a gas lacrimogeni.
I manifestanti a Caracas hanno denunciato aggressioni e abusi che sarebbero stati compiuti dalle forze di sicurezza e della Guardia nazionale. "Si sono avvicinati in moto e una guardia mi ha colpito ripetutamente alla testa", ha raccontato Luiz Robayo, fotografo dell'Afp. "Mi hanno spinto, sono caduto, mi hanno sollevato afferrandomi per il giubbotto antiproiettile e la mia macchina fotografica è caduta". Un agente avrebbe provato a strappare al fotografo la maschera antigas e a caricarlo sulla moto per uno stato di fermo, "ma uno di loro ha ordinato di lasciarmi andare", ha spiegato Robayo. Durante le manifestazioni, dal 4 aprile scorso, almeno 68 persone sono state assassinate e quasi duemila ferite.
Intanto, ieri a Roma Il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, ha ricevuto due esponenti dell’opposizione al presidente del Venezuela Nicolas Maduro. Si tratta del presidente della Assemblea nazionale, Julio Borges, e del deputato Stalin Gonzalez, che ha dato la notizia pubblicando su Twitter anche una foto dell’incontro con Parolin. Nel corso dei mesi il Vaticano ha preso parte come soggetto facilitatore al tavolo di mediazione, per ora saltato, tra governo e opposizioni. Maduro ha parlato personalmente con il Papa in occasione di un suo viaggio a Roma.