Sei mesi di prigionia. Sei mesi a contare giorni che non passano mai. Il pensiero rivolto alla famiglia, a una moglie e a una figlia piccola a migliaia di chilometri di distanza. Il timore di non farcela a resistere, in un ambiente difficile, in mano a guerriglieri islamici pronti a tutto. Sei mesi. E poi ieri tutta l’ansia, l’attesa, la disperazione, la speranza si sono tramutate in gioia e incredulità al momento del rilascio. Eugenio Vagni, l’operatore italiano 62enne della Croce Rossa Internazionale, sequestrato il 15 gennaio sull’isola filippina di Jolo, è finalmente libero. Libero come i suoi due colleghi, la filippina Mary Jean Lacaba e lo svizzero Andreas Notter, rilasciati dai miliziani di Abu Sayyaf ben prima di lui, il 2 e il 18 aprile scorsi. La prigionia lo stava sfinendo, come aveva detto lui stesso durante uno dei suoi ultimi contatti. E preoccupava il possibile peggioramento delle sue condizioni di salute, dovuto alla scarsità di cibo e medicine, oltre che ai continui spostamenti. L’ultima volta che il cooperante di Montevarchi aveva telefonato alla famiglia era stato lo scorso 26 giugno. Da allora, almeno a livello ufficiale, nessuna notizia, nessun contatto. Fino alle 19 di ieri, quando è arrivata la chiamata che annunciava il rilascio.Dopo la liberazione, Vagni è stato portato in una caserma dei marines filippini. Da lì ha contattato le autorità italiane e poi la moglie, giunta nelle Filippine tre settimane fa. I colleghi riferiscono che Vagni è apparso in buone condizioni di salute, anche se dimagrito e provato dalla prigionia. Per una serie di controlli è stato in seguito trasferito in un ospedale di Zamboanga. Ancora nulla si sa delle modalità con le quali il cooperante è stato liberato. Se sia stato necessario pagare un riscatto (la Croce Rossa dice di no), o se la morsa dell’esercito filippino alla fine abbia costretto i suoi sequestratori al rilascio.Secondo il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, non è stato effettuato alcun blitz, eventualità che avrebbe potuto mettere a repentaglio la vita dell’ostaggio: «Tutto si è risolto nel migliore dei modi, senza mettere a rischio l’incolumità fisica del nostro connazionale, che ora tornerà a casa». Frattini ha spiegato inoltre che nei confronti dei sequestratori «è prevalso un messaggio» che li ha fatti sentire «isolati».Una «gioia enorme» è quella che hanno provato i colleghi di Vagni: «Sono molto emozionato, tutta la Croce Rossa esulta, ci prepariamo a una grande festa», ha commentato il commissario straordinario della Croce Rossa Italiana, Francesco Rocca. Negli ultimi giorni una serie di attentati nella zona in cui Vagni era stato sequestrato aveva provocato grande preoccupazione per le sorti del cooperante italiano. Per questi attacchi l’esercito di Manila aveva arrestato sei persone, tutte imparentate agli stessi membri di Abu Sayyaf – organizzazione collegata ad al-Qaeda – che hanno rapito il cooperante. Tra gli arrestati c’erano anche le due mogli di Albader Parad, ritenuto il comandante dei sequestratori. Difficile, però, sapere con certezza se questi arresti hanno giocato a favore del rilascio del cooperante (secondo i media filippini si sarebbe concordato uno scambio di prigionieri). L’unica cosa davvero importante, dopo sei mesi, è che Vagni sia di nuovo un uomo libero.