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Utero in affitto. Thailandia, coppia gay vince ricorso su bimba

Stefano Vecchia martedì 26 aprile 2016
Il Tribunale centrale dei Minori e della Famiglia di Bangkok ha confermato oggi i diritti di una coppia gay straniera su una bambina di 15 mesi nata da maternità surrogata. Un vicenda controversa che ha diviso opinione pubblica locale e internazionale in un contesto di sorprendente incertezza del diritto.La piccola Carmen, nata con seme dello statunitense Gordon Lake e da un ovulo di una donatrice thailandese fecondato e impiantato nell’utero di un’altra donna locale, Patidta Kusolsang, era stata affidata temporaneamente per tutta la durata del procedimento a Lake e al suo compagno spagnolo, Manuel Santos che avevano raccolto fondi con una campagna online per potere restare in Thailandia sino alla fine della vicenda. Il loro legame è giuridicamente riconosciuto negli Usa.Successivamente alla nascita della piccola, la madre aveva chiesto la custodia della bambina, negando di avere saputo dell’omosessualità della coppia committente. Una circostanza negata dai due, che hanno sostenuto la piena conoscenza della situazione da parte della madre surrogata. Il caso è stato complicato dalla non accoglienza nel Diritto thailandese delle unioni tra individui dello stesso sesso e la proibizione stabilita per legge dallo scorso anno di un utilizzo di donne thailandesi per pratiche surrogate a favore di cittadini stranieri, arrivata però mesi dopo la nascita di Carmen.Questi fattori, uniti alla messa fuorilegge nel frattempo dell’organizzazione a cui i due si erano affidati per ottenere un figlio da riportare negli Stati Uniti e alla necessità di chiudere una vicenda anche imbarazzante per le stesse autorità thailandesi hanno portato alla decisione odierna dei giudici che apre le porte all’espatrio di Carmen.Per i legali della coppia, una vittoria che è consequenziale alla prassi di non ostacolare l’uscita dal paese di bambini in gestazione o appena nati alla promulgazione della legge sulla proibizione della surrogata a beneficio di non thailandesi.