Usa. Marcia contro il razzismo, 50mila a Washington per il sogno di Martin Luther King
Più di 50mila persone hanno preso parte al raduno al Lincoln memorial a Washington
"Siamo qui per testimoniare, per rimanere svegli, per ricordare da dove siamo venuti e per considerare attentamente dove stiamo andando". Martin Luther King III, figlio della defunta icona dei diritti civili, si è rivolto così oggi alle 50mila persone che si sono radunate a Washington, per manifestare contro il razzismo e la disuguaglianza a 57 anni dalla marcia del 1963 nel corso della quale Martin Luther King pronunciò il suo celebre discorso, iniziato con le parole "I have a dream". Tra i presenti alla manifestazione anche le famiglie degli afroamericani recentemente uccisi o feriti dalla polizia, Jacob Blake, George Floyd, Breonna Taylor ed Eric Garner.
Il raduno commemorativo è arrivato a pochi giorni dal ferimento da parte di agenti bianchi dell'afroamericano Jacob Blake, 29 anni, davanti ai suoi tre figli piccoli, a Kenosha, in Wisconsin. I poliziotti lo hanno colpito più volte alla schiena causandogli la paralisi dalla vita in giù. Un video dell'accaduto, diffuso online, ha scatenato un'ondata di indignazione e manifestazioni in tutto il Paese sull'onda delle proteste scoppiate a seguito dell'uccisione dell'afroamericano George Floyd a Minneapolis.
Alla marcia è intervenuta la sorella di Floyd, Bridgett, che ha esortato la folla a "essere il cambiamento", e a far sentire la propria voce, anche per il fratello George che non può più far sentire la propria. Un invito al cambiamento è arrivato anche dalla madre di Breonna Taylor, la ragazza afroamericana uccisa dalla polizia nel corso della perquisizione del suo appartamento. "Dobbiamo stare insieme - ha detto Tamika Palmer - dobbiamo votare". "Non siamo venuti qui solo per fare uno spettacolo", "la dimostrazione senza la legislazione non porteranno al cambiamento", ha ricordato il reverendo Al Sharpton, icona dei diritti civili.
All'inizio, la marcia si preannunciava come il più grande raduno politico a Washington dall'inizio della pandemia di coronavirus. Ma le misure restrittive per evitare la diffusione dei contagi hanno fatto sì che la partecipazione fosse limitata a 50mila persone. Molti hanno potuto seguire in diretta streaming l'evento mentre in altri Stati, come la Florida e il Nevada, sono state organizzate delle marce parallele. Numerosi partecipanti si sono presentati ai gradini del Lincoln Memorial con indosso magliette con l'immagine e le parole di John Lewis, che fino alla sua morte, avvenuta il mese scorso, era rimasto l'ultimo oratore ancora in vita della marcia del 1963.
Intanto l'Nba ha annunciato che sabato ripartiranno i playoff dopo lo stop imposto dai giocatori in segno di protesta contro gli episodi di razzismo negli Stati Uniti. La Lega e i suoi giocatori hanno trovato un accordo e lavoreranno insieme su diverse iniziative per "promuovere l'aumento dell'accesso al voto alla popolazione afroamericana, la giustizia sociale, la riforma della polizia e contrastare la disuguaglianza razziale", hanno fatto sapere il commissario Nba Adam Silver e la direttrice esecutiva Michele A. Roberts.
Oggi i vescovi Usa hanno espresso dolore per i fatti di Kenosha nel Wisconsin e hanno indetto per oggi e per il 9 settembre una giornata di preghiera e digiuno. "Il razzismo - ha scritto l'arcivescovo di Milwaukee, Jerome Edward Listecki, come riporta Vatican News - non è il mezzo per ottenere pace e giustizia". In una nota monsignor Shelton Fabre, presidente della Commissione ad hoc contro il razzismo della Conferenza episcopale Usa, invita i fedeli a partecipare a messe di riparazione contro i peccati del razzismo, a recitare il Rosario per la guarigione da questa piaga e a chiedere l'intercessione dei santi che si sono battuti per l'uguaglianza razziale, come san Pietro Claver e santa Katharine Drexel. "Ribadiamo il valore di coloro la cui vita e dignità nel Paese sono marginalizzati a causa del razzismo e la necessità di lottare anche in difesa della vita dei bambini non nati", afferma.