Indagine sulla strage. San Bernardino, l'ombra del jihad
venerdì 4 dicembre 2015
Sulla strage di San Bernardino in California l'ombra del Daesh. La donna, di origini pakistane e un trascorso in Arabia Saudita, che col marito ha sparato nel centro medico per disabili, avrebbe scritto il post su Facebook, con un account diverso dal proprio, un giuramento di fedeltà al leader del Daesh, Abu Bakr Al-Baghdadi. Lo rivelano fonti citate dalla Cnn.
Certo non è facile capire chi siano realmente i killer, uccisi dalla polizia dopo l'attacco che ha provocato 12 morti e 17 feriti. Le piste seguite sono due: terrorismo islamista e vendetta per motivi personali, ma non si riesce a inquadrare le personalità dei due.
Fbi: lo consideriamo come un atto di terrorismo
"Basandoci sulle informazioni e sui fatti che abbiamo ora in mano, stiamo indagando sui terribili eventi come un atto di terrorismo", ha detto un dirigente dell'Fbi, precisando che il Bureau ha il controllo sulle indagini. "Le prove raccolte indicano che la sparatoria è stata ampiamente
pianificata", ha anche sottolineato.
Istruzioni recuperate dal sito al Qaida
Nella casa degli assassini sono stati recuperati 12 esplosivi, ma anche copie di istruzioni di come fabbricare una bomba. Manuali presi probabilmente dalla rivista online di al Qaida "Inspire". Lo riferisce la Cbs che cita la polizia di San
Bernardino. Inoltre sono state trovate munizioni in abbondanza per i due fucili d'assalto e le due pistole con cui è stata compiuta la strage. "Erano attrezzati e avrebbero potuto portare a termine un altro attacco", ha detto il capo della Polizia di San Bernardino, Jarrod Burguan.
Gli investigatori hanno anche recuperato due cellulari
distrutti probabilmente dagli stessi killer, Syed Rizwan Farook
e la moglie Tashfeen Malik. Scavare nel loro passato non è facile. Ad esempio nel
computer ritrovato dalla polizia manca il disco rigido e i due
non hanno lasciato nessun documento che spieghi il gesto. Come se avessero voluto di proposito cancellare ogni traccia del passato.
La pista del fondamentalismo
Secondo la polizia sembra che Farook
si fosse radicalizzato. Il New York Times, che cita
membri del Congresso informati degli sviluppi dell'inchiesta,
scrive che Farook era in contatto con "estremisti negli Stati Uniti e
all'estero". L'uomo era in contatto con cinque persone sulle
quali l'Fbi aveva indagato per terrorismo, tra cui una legata ai
miliziani somali di al Shabaab e un'altra al fronte al-Nusra,
gruppo siriano legato ad al Qaida. Anche per il Los Angeles Times, che
cita un alto responsabile del governo federale, Farook era in
contatto con diversi presunti terroristi e in particolare con una
persona sotto sorveglianza per "rischio terroristico".
No della politica a più controlli sulla vendita di armi(Le armi usate per la strage. Foto Lapresse)Non c'è bisogno di nuove misure per il controllo delle armi (anche da guerra ndr) negli Stati Uniti. I repubblicani in Congresso sono stati molto chiari: non agiranno per arginare il fenomeno delle sparatorie di massa, dopo l'ennesima strage, quella di San Bernardino. Il problema, per loro, non sono certo le armi, ma la salute mentale delle persone. "Le persone con problemi mentali prendono le armi e commettono queste sparatorie di massa" ha detto lo speaker della Camera, Paul Ryan, in un'intervista alla Cbs, ripetendo in pratica quanto già detto una settimana fa, dopo la sparatoria in una clinica del Colorado.
I sospettati di legami col terrorismo non possono volare ma possono comprare armi
Il deputato repubblicano del Wisconsin ha detto che il Congresso
sta lavorando a una legge che riesca a impedire alle persone con
problemi mentali di comprare armi, ma ha sottolineato che
vietarne l'acquisto a persone che sono sulla 'no-fly list' - per
possibili legami con il terrorismo - come suggerito dal
presidente Barack Obama, non è un'opzione. Per Ryan, il governo
inserisce le persone in questa lista senza un procedimento legale
e negare loro di possedere armi significherebbe violare i loro
diritti. Il senatore repubblicano Mike Rounds ha ribadito che "ci
focalizziamo sulle armi quando probabilmente dovremmo
focalizzarci sulla persona che le usa".