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Il caso. Nel 2024 con Biden il record delle espulsioni di migranti dagli Usa

Anna Maria Brogi venerdì 20 dicembre 2024

Eliana, 22 anni, migrante venezuelana stringe la figlia Chrismarlees di tre anni mentre urla a un agente della Guardia Nazionale, cercando di superare il filo spinato che corre lungo la sponda del Rio Grande a El Paso, in Texas, sul confine con il Messico: sua figlia Eliana, di 6 anni, aveva oltrepassato la barriera con altri migranti. Foto scattata il 26 marzo 2024

Ha annunciato «il più ambizioso piano di espulsioni della storia». Ma il presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump, non si insedierà fino al 20 gennaio 2025. Eppure la più grande espulsione di migranti dagli Usa è già avvenuta, nell'ultimo anno, sotto la presidenza del democratico Joe Biden. Un rapporto dell'Immigration and Custom Enforcement rende noto che quello che sta per chiudersi è stato l'anno con il maggior numero di espulsioni nell'ultimo decennio: fra ottobre 2023 e settembre 2024, sono stati fatti uscire dal territorio statunitense 270mila stranieri entrati illegalmente.

A ben guardare, non è una novità. Secondo i dati riportati dal Migration Policy Institute, un think tank indipendente che si occupa di immigrazione citato dalla Cnn, era stato il democratico Barack Obama durante il suo primo mandato a mettere in atto espulsioni di massa: due milioni e 900mila in quattro anni e poco meno di 1,9 milioni nel secondo quadriennio. Con Trump alla Casa Bianca, dal 20 gennaio 2017 alla stessa data del 2021, era stato fatto uscire dal territorio degli Stati Uniti un milione e mezzo di irregolari. Praticamente lo stesso numero degli espulsi da Biden (1,49 milioni) nei quattro anni della sua presidenza.

Se la frontiera più attraversata, benché blindata, è quella con il Messico - che raccoglie anche i migranti provenienti da tutto il Centroamerica, nonché Venezuela e Colombia -, numerosi sono anche gli approdi illegali via mare dall'isola di Cuba alla Florida. Un accordo bilaterale fra Washington e L'Avana prevede il rimpatrio immediato di tutti i migranti intercettati nelle acque territoriali statunitensi. Nel 2024 sono stati portati indietro 1.312 cubani. Stamani il ministero degli Interni cubano ha riferito che la Guardia costiera americana ha riconsegnato 43 cubani (34 uomini, 7 donne e 2 minori) che a bordo di due imbarcazioni salpate dal porto di Orozco, nella provincia cubana di Artemisia, avevano cercato di raggiungere illegalmente le coste statunitensi. I presunti scafisti sono stati individuati e messi sotto indagine.

Dall'inizio del 2024, i cubani vengono rimpatriati anche con voli commerciali, provenienti dalle Isole Cayman, dalle Bahamas e dalla Repubblica Dominicana. Ma già dall'aprile 2023 erano ripresi i voli di rimpatrio per i cubani giunti illegalmente al confine terrestre con il Messico. All'origine dell'esodo senza precedenti da Cuba c'è la grave crisi economica che attanaglia il Paese: scarseggiano cibo, generi di prima necessità, medicinali e carburante; l'inflazione galoppa; i continui black-out elettrici causati dall'obsolescenza della infrastrutture e dalla mancanza di gasolio per far funzionare le centrali termoelettriche complicano la vita quotidiana.

Per quanto riguarda invece i migranti dai Paesi del Centroamerica, assieme alle cause economiche pesano i rischi legati alla sicurezza in territori dove spadroneggiano i narcotrafficanti e la corruzione dilaga fra le forze dell'ordine.

Di recente, la presidente messicana Claudia Sheinbaum ha ottenuto il consenso di tutte le forze politiche sulla dichiarazione che il Messico non si offrirà mai come "Paese terzo sicuro" nel caso di espulsioni di massa di migranti dagli Stati Uniti. La ministra dell'Interno, Rosa Icela, aveva chiesto «ranghi politici serrati» in vista dell'insediamento di Trump alla Casa Bianca.

Secondo indiscrezioni raccolte nei giorni scorsi dal Wall Street Journal, i consiglieri del presidente eletto starebbero valutando di emettere nel giorno stesso dell'insediamento di Trump una dichiarazione di emergenza nazionale che potrebbe consentire di utilizzare i fondi del Pentagono (anche per il muro al confine con il Messico), strutture militari per la detenzione e aerei militari per le espulsioni. Alla vigilia del voto presidenziale del 5 novembre, che l'ha visto vincitore indiscusso, Trump aveva infatti annunciato che avrebbe realizzato «la più grande deportazione di massa» di clandestini della storia degli Usa. Tra le ipotesi valutate dalla nuova amministrazione, scrive ancora il Wall Street Journal, ci sarebbe quella di incoraggiare l'uscita volontaria, magari in cambio della cancellazione del divieto di rientrare negli Usa nei successivi dieci anni (in vigore per chi viene espulso).