La comunità afroamericana è tornata
a urlare la propria rabbia contro la polizia, accusata di avere
sparato contro uomini neri disarmati. Per la terza giornata
consecutiva le strade di diverse città statunitensi sono tornate a
essere scenario di manifestazioni e proteste dopo che due Gran Giurì
avevano escluso l'incriminazione di altrettanti agenti bianchi
ritenuti dalla comunità nera responsabili di due omicidi.Saranno nuovamente i giurati di un Gran Giurì, intanto, a decidere
sull'eventuale rinvio a giudizio contro il poliziotto che il 21
novembre scorso ucciso un 28enne nero disarmato in un palazzo di
Brooklyn. L'agente, Peter Liang, scaricò l'intero caricatore contro
Arkai Gurley mentre effettuava con un collega una perlustrazione per
le scale del palazzo dove viveva la fidanzata del giovane. L'agente
ha sostenuto che si trattò di un incidente.Per l'America si tratta, nel
giro di nemmeno un mese, dell'ennesimo caso a rischio di
scatenare proteste da parte della comunità afroamericana, come
è avvenuto per il proscioglimento dell'agente Darren Wilson,
bianco che il 9 agosto uccise il 18enne nero disarmato Michael
Brown a Ferguson in Missouri e ancora più recentemente per gli
agenti di New York che hanno soffocato un altro afroamericano
disarmato, Eric Garner.Diverse centinaia di persone hanno manifestato a New York
in una gelida e piovosa serata ripetendo a voce alta le ultime
parole pronunciate da Garner prima di morire: "Non posso
respirare". Cortei e sit-in si sono tenuti alla Columbia
University, alla Grand Central Station e sulla Fifth Avenue,
nelle stesse ore in cui si scendeva in piazza a Chicago,
Boston, New Orleans e Washington. E per la prima volta i cortei
hanno avuto luogo a Miami, dove i manifestanti hanno bloccato il
traffico.