Siria. Siria, «iniziati voli di sorveglianza Usa»
Sono iniziati i voli di sorveglianza Usa sulle zone del territorio siriano controllate dagli jihadisti dello Stato Islamico (Is). Lo riferisce il sito web di Al Jazeera, citando fonti anonime dell'amministrazione americana. Il corrispondente dell'emittente a Beirut ha riferito che non è chiaro se gli americani abbiano comunicato con il governo siriano riguardo ai voli di sorveglianza. Ieri Damasco si era detta disposta a consentire raid aerei contro gli jihadisti sul suo territorio, sotto il suo coordinamento. Secondo il New York Times, il presidente Barack Obama ha autorizzato voli di ricognizione: un passo significativo verso una diretta azione militare americana in Siria, da affiancarsi a quella già in corso in Iraq. I confini tra i due Paesi infatti sono stati 'cancellatì dall'Is, con la proclamazione del Califfato islamico.
Oggi la tv irachena "al Sumaria" ha riferito che i miliziani dell'Is hanno ripreso la diga di Mosul, strappandola ai peshmerga curdi che l'avevano riconquistata il 17 agosto con l'aiuto dei raid aerei americani. La notizia è stata però smentita sia da fonti irachene che curde, le quali hanno confermato che gli jihadisti nella notte hanno sferrato un attacco con l'utilizzo di carri armati, respinto dall'azione congiunta dei Peshmerga e delle forze speciali di Baghdad. Intanto l'Iran sta già aiutando i peshmerga con l'invio di armi. Lo ha annunciato il presidente curdo Masud Barzani, nel corso di una conferenza stampa congiunta con il ministro degli Esteri iraniano Javad Zarif ad Erbil. Zarif ha precisato che Teheran non ha inviato i propri militari in Iraq. "E non intendiamo farlo", ha precisato. "Crediamo che i Peshmerga siano in grado di proteggere le proprie aree". Ma quasi simultaneamente, Teheran ha minacciato di intervenire "senza restrizioni" nel conflitto se anche le città sciite di Kerbala e Nayaf cadranno nelle mani dell'Is. Il ministro dell'Interno Abdolreza Rahmanì-Fazli ha spiegato che l'eventuale caduta delle due città è la linea rossa fissata dal presidente Hassan Rohani. La disputa tra Baghdad e il governo regionale del Kurdistan iracheno sull'esportazione di petrolio curdo ha determinato per il governo federale, assieme al peggioramento delle condizioni di sicurezza nel nord del paese, perdite per oltre 16 miliardi di dollari. Lo ha dichiarato in un comunicato il portavoce del ministero del Petrolio iracheno, Asim Jihad.