Usa. A giorni stop alla moratoria delle esecuzioni. I vescovi: un affronto alla vita
Dopo che la Corte Suprema statunitense ha dato il via libera all'amministrazione Trump per ripristinare la pena di morte a livello federale, i vescovi statunitensi pubblicano una nota contro la pena di morte, considerata un inaccettabile affronto al Vangelo e al rispetto della vita umana. La nota è firmata da monsignor Paul Coakley, arcivescovo di Oklahoma City e presidente del Comitato per la Giustizia interna e lo sviluppo umano della Conferenza episcopale degli Stati Uniti (Usccb). Lo riferisce Vatican News.
Il boia federale torna dunque in azione negli Stati Uniti dopo ben 17 anni di inattività. Il via libera all'iniziativa dell'amministrazione Trump è scattato con la decisione della Corte Suprema di non occuparsi del caso, dopo che alcuni detenuti nel braccio della morte si erano opposti alla ripresa delle esecuzioni secondo le nuove procedure messe a punto dal Dipartimento della giustizia.
Procedure presentate dal ministro William Barr la scorsa estate e che prevedono la somministrazione ai condannati di una iniezione letale attraverso l'uso di un solo farmaco, il pentobarbital. Si tratta di una grave sconfitta per le associazioni che da sempre in America si battono contro la pena capitale, e di una svolta che va in controtendenza con l'orientamento da tempo in atto nel Paese, con un numero crescente di stati che hanno ormai accantonato il ricorso alla pena di morte. Soprattutto dopo le terribili vicende degli ultimi anni che hanno visto morire diversi detenuti tra atroci sofferenze a causa di un mix di farmaci inadeguato.
A livello federale la moratoria delle esecuzioni federali era scattata nel 2003, sotto l'amministrazione di George W.Bush. Da allora nessun detenuto nel braccio della morte delle prigioni federali è stato più sottoposto all'iniezione letale. Si tratta di detenuti condannati da una corte federale per i reati più gravi: tradimento, spionaggio, omicidi plurimi e particolarmente efferati, come l'assassinio di bambini. È proprio quest'ultimo il caso dei primi quattro carcerati che saranno giustiziati nelle prossime settimane.
Attualmente sono oltre 60 i detenuti nel braccio della morte delle prigioni federali, la maggior parte in cella nel Federal Correction Complex di Terre Haute, in Indiana. Tra loro i nomi più illustri sono quello dell'attentatore della maratona di Boston Dzhokhar Tsarnaev e il suprematista bianco della strage di Charleston Dylann Roof. Decisivo per il via libera al boia federale il blocco conservatore dei giudici costituzionali, mentre le due giudici liberal Ruth Ginsburg e Sonia Sotomayor hanno dichiarato che erano favorevoli a prendere in considerazione il caso.