I raid americani dal cielo e il lancio di aiuti umanitari in Iraq non bastano. I Paesi occidentali, Stati Uniti in testa, stanno mettendo a punto un
piano per l'evacuazione di decine di migliaia di profughi, molti
appartenenti alla minoranza Yazidi, rimasti intrappolati sulle
montagne intorno a Sinjar.
E secondo fonti citate dal Wall
Street Journal una delle opzioni è un'operazione sul terreno
che metterebbe le truppe americane a confronto diretto con i
combattenti sunniti dello Stato islamico (Isis), quasi tre anni
dopo il ritiro degli ultimi soldati Usa dal Paese. Anche il New
York Times afferma che gli Usa potrebbero usare truppe di terra
per salvare i rifugiati iracheni e trarre in salvo gli Yazidi in Iraq, se i consultenti americani della Difesa lo consigliassero. Lo sostiene anche un funzionario della Casa Bianca. Stando a quanto riportato dal New York Times, il vice consulente per la sicurezza nazionale Benjamin J. Rhodes ha detto ai giornalisti che il presidente Barack Obama riceverà nei prossimi giorni le raccomandazioni su come mettere a punto la strategia per trarre in salvo i membri della minoranza religiosa presa di mira dai miliziani sunniti dello Stato islamico in Iraq. Secondo Rhodes, quelle raccomandazioni potrebbero includere il ricorso a soldati via terra.
Gli aerei americani hanno lanciato altri sette raid oggi per
fornire viveri e medicine agli Yazidi e contro le postazioni
dell'Isis, secondo quanto riferito dal consigliere aggiunto alla
Sicurezza nazionale, Ben Rhodes. Intanto a Baghdad, dove oggi
quattro autobomba hanno ucciso almeno 16 persone e ne hanno
ferite 46, il premier ancora in carica Nuri al Maliki ribadisce
il rifiuto a dimettersi, nonostante l'incarico conferito ad un
altro sciita, Haidar al Abadi, per formare un governo di
riconciliazione nazionale con la comunità sunnita.
Il segretario alla Difesa, Chuck Hagel, ha sottolineato che i
soldati americani "non torneranno in Iraq per missioni di
combattimento", dopo che il Pentagono ha deciso l'invio di 130
nuovi consiglieri militari, oltre ai 300 già presenti. Ma le
pressioni crescono, perchè i Paesi
occidentali si muovano con decisione per salvare le popolazioni
civili, in particolare le minoranze cristiane e Yazidi, dalle
violenze dei jihadisti.
"Eseguiremo una valutazione rapida e critica perché pensiamo
che sia urgente cercare di far uscire questi profughi dalle
montagne", ha detto il segretario di Stato americano John Kerry,
riferendosi ai circa 30.000 rifugiati ancora bloccati
dall'offensiva jihadista.
Il premier britannico David Cameron ha
detto che anche Londra, che già partecipa al lancio di aiuti
umanitari per i profughi, "avrà un ruolo" nella missione
internazionale di soccorso, aggiungendo che si stanno mettendo a
punto "piani dettagliati". Cameron ha tuttavia sottolineato di
non credere che sia necessario richiamare in seduta il
Parlamento, che dovrebbe dare il via libera nel caso di un
intervento militare.