Medio Oriente. Raid anglo-americani sullo Yemen, si riunisce il Consiglio dell'Onu
Una manifestazione contro la coalizione anglo-americana a Sanaa, in Yemen
Gli Stati Uniti e la Gran Bretagna hanno lanciato la notte scorsa attacchi contro postazioni degli Houthi nello Yemen. Washington e Londra hanno così risposto ai miliziani che hanno sfidato il monito internazionale a non proseguire i loro raid contro le navi commerciali nel Mar Rosso, motivati con il sostegno alla causa palestinese e contro Israele. Altri Paesi alleati hanno fornito logistica, intelligence e altro supporto per l'attacco anglo-americano. Per la Nato si è trattato di un'operazione «difensiva» dopo gli attacchi armati alle navi in transito dallo stretto di Bab al-Mandab.
Tajani: eravamo informati, impossibile partecipare ai raid
«Siamo stati informati dagli Stati Uniti parecchie ore in anticipo dell'attacco di questa notte» ma «l'Italia non ha partecipato perché non possiamo mettere in atto azioni di guerra senza un dibattito in Parlamento» ha spiegato il vice premier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, sottolineando il «sostegno politico dell'Italia a questa azione che è di difesa del traffico marittimo internazionale». «Abbiamo sottoscritto un documento a favore della libertà di navigazione», ha ricordato Tajani, aggiungendo che «ci battiamo politicamente per la libera circolazione marittima».
Raid e missili nella notte: colpito anche l'aeroporto di Sanaa
«Su mio ordine - ha detto il presidente Usa Joe Biden - le forze militari statunitensi, insieme al Regno Unito e con il sostegno di Australia, Bahrain, Canada e Olanda, hanno condotto con successo attacchi contro una serie di obiettivi nello Yemen utilizzati dai ribelli Houthi per mettere a repentaglio la libertà di navigazione in uno dei corsi d'acqua più vitali del mondo» (il Mar Rosso). Questa, ha aggiunto, è la reazione «diretta agli attacchi Houthi». Biden ha anche ammonito che non esiterà «a prendere ulteriori misure per proteggere il nostro popolo e il libero flusso del commercio internazionale, se necessario».
Gli attacchi, ha riferito un portavoce Usa alla Cnn, sono stati condotti con aerei da combattimento e missili Tomahawk. Oltre una dozzina di obiettivi Houthi sono stati colpiti da missili lanciati da cielo, terra e mare (con il sottomarino Uss Florida) e sono stati scelti per indebolire la capacità degli Houthi di attaccare le navi nel Mar Rosso. Non a caso è stato colpito anche l’aeroporto di Sanaa. Presi di mira, anche in altri siti del Paese, sistemi radar, depositi e aree di lancio di droni, missili balistici e missili da crociera.
Si riunisce il Consiglio di sicurezza Onu, su richiesta russa
L’attacco arriva poche ore dopo la partenza dal Medio Oriente del segretario di Stato Usa, Antony Blinken, che aveva informato gli alleati. Immediate le ripercussioni internazionali. L’Iran, che ieri ha sequestrato una petroliera nel Golfo di Oman, per rappresaglia contro gli Stati Uniti, ha condannato gli attacchi ritenendoli «un'azione arbitraria, una chiara violazione della sovranità e dell'integrità territoriale dello Yemen e una violazione del diritto e dei regolamenti internazionali», e ha chiesto alla comunità internazionale di «impedire che la guerra si allarghi».
La Russia ha parlato di un’azione che porta ad una «escalation», che «ha obiettivi distruttivi» ed ha subito chiesto una riunione urgente del Consiglio di sicurezza dell’Onu, che dovrebbe tenersi alle 16 (ora italiana). «Grande preoccupazione» è stata espressa dall'Arabia Saudita, il cui ministero degli Esteri ha esortato a «evitare un'escalation», invitando i Paesi coinvolti «all'autocontrollo e ad evitare un'escalation».
La Cina si è detta «preoccupata» per gli attacchi nello Yemen. È quanto ha dichiarato la portavoce del ministero degli Esteri Mao Ning, sollecitando «tutte le parti ad evitare che il conflitto possa espandersi». Pechino, ha evidenziato Mao nel briefing quotidiano, «è preoccupata per l'escalation delle tensioni nel mar Rosso e invita le parti rilevanti a mantenere la calma e ad esercitare moderazione per prevenire un ulteriore allargamento del conflitto».
Dal 2015, da quando cioè la Coalizione araba guidata dall’Arabia Saudita iniziò a bombardare i territori occupati dagli Houthi, lo Yemen è al centro di un conflitto ininterrotto. Gli Stati Uniti hanno sempre supportato l’intervento della Coalizione a guida saudita, fornendo anche appoggio logistico e d’intelligence.