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New York. Usa, contraccezione: primo no dei giudici

Loretta Bricchi Lee giovedì 2 gennaio 2014
Il 2014 si preannuncia una strada in salita con riguardo a due delle “pietre miliari” dell’Amministrazione Usa: Obamacare e i matrimoni gay. Solo poche ore prima dello scoccare del nuovo anno, infatti, la Corte suprema Usa ha bloccato, seppur temporaneamente, quella parte della legge sanitaria che, a partire da ieri, avrebbe costretto i gruppi con affiliazione religiosa a fornire copertura contraccettiva ai propri dipendenti. Sonia Sotomayor, il giudice nominato alla Corte costituzionale proprio dal presidente Barack Obama, ha accolto l’appello delle suore cattoliche “Little sisters of the poor” – che dal primo gennaio avrebbero dovuto violare i propri principi religiosi o venir punite con ammende –, e dato tempo al governo americano fino a domani per rispondere sul da farsi. Separatamente, poi, il massimo organo giudiziario Usa ha ricevuto dallo Utah la richiesta di sospendere la sentenza federale che ha aperto la strada ai matrimoni omosessuali nello Stato. Solo domani si saprà se la Corte costituzionale americana accetterà di esaminare il caso dello Stato a predominanza mormone nella sua lotta per far valere la definizione di matrimonio quale l’unione tra un uomo e una donna.È chiaro, però, che – nonostante la sentenza che lo scorso giugno abbia eroso parte della legislazione Doma (Defense of marriage act) e stabilito che le coppie omosessuali hanno diritto agli stessi benefici federali – la questione sulla costituzionalità dei matrimoni gay continuerà a incombere fino al giudizio definitivo da parte della Corte. Allo stesso modo, dopo centinaia di ricorsi legali per evitare l’imposizione della copertura sanitaria contraccettiva e il braccio di ferro tra la Casa Bianca e i fedeli americani riguardo la libertà religiosa negli Usa, l’ultima parola al riguardo potrebbe essere proprio quella della Corte costituzionale. Ieri, la Casa Bianca si è infatti detta certa che la regolamentazione «offre un punto di equilibrio» tra la fornitura della contraccezione gratuita alle donne e le obiezioni dei gruppi religiosi.Già al vaglio dei 9 giudici sono i casi di due società private gestite da famiglie cristiane che, in base al loro credo, non vogliono fornire farmaci «abortivi» ai propri lavoratori, ma che in base alla legge, non avrebbero diritto all’esenzione. Nell’accettare l’appello delle suore cattoliche, Sotomayor ha quindi inoltre ammesso la debolezza dell’“escamotage” creato dal governo in risposta all’opposizione dei gruppi con affiliazione religiosa di offrire contraccezione (anche abortiva) ai dipendenti. Per non violare il mandato della legge, le suore avrebbero infatti dovuto trovare un gruppo assicurativo che fornisse servizi di contraccezione e dare l’autorizzazione per tale copertura; azioni identificate dall’Amministrazione come un «accomodamento» per le associazioni religiose, ma chiaramente contrarie al loro credo.