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SANITA'. Usa, colpo di mano sul testamento biologico

Elena Molinari martedì 28 dicembre 2010
Con un decreto di fine anno Barack Obama ha provato a inserire in sordina l’idea del testamento biologico per tutti nella sua riforma sanitaria, risollevando il polverone che l’aveva fatta naufragare la prima volta. Quando la proposta di incoraggiare gli americani a rendere noti i loro desideri per i trattamenti medici in fin di vita era stata ventilata un anno fa, molti repubblicani e gruppi di difesa per la vita l’avevano bocciata come un tentativo di aprire la porta all’eutanasia. Sarah Palin, l’ex candidata alla vicepresidenza repubblicana e possibile sfidante di Obama nel 2012, aveva accusato la Casa Bianca di voler creare delle «commissioni della morte» di memoria nazista. Pur negando l’esistenza di comitati di burocrati col potere di decidere a chi «staccare la spina», i parlamentari democratici cancellarono la misura dalla legge sulla sanità. Ora l’Amministrazione democratica torna all’attacco, resuscitando la direttiva sotto forma di decreto attuativo in vigore dal primo gennaio. L’intento di farla passare inosservata è chiaro. «Siamo contenti di questo risultato, ma non mettiamoci a urlarlo dai tetti», ha scritto in una e-mail ai suoi collaboratori intercettata dal New York Times il deputato democratico Earl Blumenauer, autore della proposta. «Per ora – continuava – sembra che i blog e la stampa non l’abbiano scoperto». La scarsa trasparenza non ha però impedito alla bomba di esplodere nelle mani della Casa Bianca. Dopo l’articolo del quotidiano di New York, le organizzazioni per la difesa della vita hanno infatti espresso la preoccupazione che la direttiva di Obama incoraggi i pazienti a rinunciare prematuramente a trattamenti salva-vita, accelerandone la morte per motivi puramente economici. Lo scopo della regola introdotta per decreto è però più limitato di quello della misura originaria. La nuova direttiva incoraggia i medici di base a «discutere» con i pazienti coperti dall’assicurazione sanitaria gratuita per gli anziani (Medicare, che scatta a 65 anni) possibili scenari per la loro cura in fin di vita. L’incoraggiamento prende la forma di un pagamento per i medici per il tempo speso nella discussione di un testamento biologico all’interno del loro check-up annuale rimborsato da Medicare. A preoccupare i movimenti pro-life è il contenuto di quelle «discussioni». La misura che i democratici volevano inserire nella riforma sanitaria precisava infatti che i medici parlassero dei «costosi trattamenti necessari per tenere in vita un paziente moribondo», e che elencassero le alternative, come le terapie del dolore e i trattamenti palliativi somministrati dalle cliniche per malati terminali. Ieri la Casa Bianca ha voluto precisare che il decreto si limita a «permettere la discussione all’interno dei controlli annuali», senza entrare nel merito dei temi affrontati. Ha anche sottolineato che una legge firmata nel 2008 da George W. Bush precisava che la prima visita di «benvenuto a Medicare» di un 65enne «poteva» (ma non «doveva») includere «un piano per il fin di vita».