Lo scontro sull'Ungheria. Alla fine a "colorarsi" è stato l'Europarlamento
Ursula von der Leyen
Alla fine a “colorarsi” è stato l’Europarlamento. Dopo il no della Uefa, refrattaria a trasformare un evento sportivo in un agone politico, la risposta europea è riecheggiata – o meglio sventolata – all'entrata della sede di Bruxelles dell’organo legislativo dell’Unione Europea: una bandiera per attestare la solidarietà alla comunità Lgbtq, colpita da una legge “discriminatoria” da parte dell’Ungheria. Mentre i giocatori di Germania e Ungheria scendevano in campo allo stadio Allianz Arena, era ormai chiaro che la “vera” partita si era trasferita nelle cancellerie. E che il Consiglio Europeo di domani e venerdì potrebbe trasformarsi in un “regolamento di conti” con l’Ungheria di Viktor Orbán.
Tutto nasce dalla proposta del consiglio comunale di Monaco, di cui si è fatto portavoce e alfiere il sindaco Dieter Reiter: coloriamo lo stadio in segno di solidarietà verso la comunità Lgbtq. L’organo di autogoverno del calcio europeo oppone un “no”. E parte la reazione. Fluviale. Diciassette Paesi Ue si uniscono all’iniziativa del Belgio, sottoscrivendo una dichiarazione nella quale si dicono «fortemente preoccupati» per la legge anti-Lgbtq approvata dall’Ungheria e chiedono alla Commissione Europea di intervenire.
Se la Uefa dice no, l’Europarlamento dice si. Il presidente David Sassoli ha acconsentito alla richiesta dell’eurodeputata tedesca dei Verdi, Terry Reintke perché l’istituzione si schierasse. Sassoli ha scritto una lettera alla presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, «per invitare la Commissione ad adempiere ai suoi obblighi di custode dei Trattati Ue e a garantire la piena e immediata applicazione del regolamento relativo alla condizionalità sul rispetto dello Stato di diritto».
C’è spazio per un nuovo scontro politico, con tanto di botta e risposta. Ursula von der Leyen in persona attacca: «La legge ungherese è una vergogna: ho dato istruzioni ai miei commissari responsabili di scrivere una lettera alle autorità ungheresi per esprimere le nostre preoccupazioni, prima che il provvedimento entri in vigore». «Questa legge discrimina chiaramente le persone sulla base del loro orientamento sessuale», ha insistito.
La replica di Budapest non si fa attendere: «La dichiarazione della presidente della Commissione Europea è una vergogna» e si basa «su accuse false». «Il disegno di legge ungherese di recente adozione – contrattacca Budapest – tutela i diritti dei bambini, garantisce i diritti dei genitori e non si applica ai diritti di orientamento sessuale delle persone di età superiore ai 18 anni, quindi non contiene elementi discriminatori». E mentre il premier ungherese Viktor Orbán diserta la partita (di calcio), la cancelliera tedesca Angela Merkel è netta: trattasi di una legge «sbagliata».