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Olanda. Una preghiera lunga 55 giorni per difendere una famiglia armena

Maria Cristina Giongo, L’Aja giovedì 20 dicembre 2018

L’interno della chiesa protestante Bethel è semplice. Dietro l’altare c’è una grande parete a mosaico dai colori dorati e tanti lumini sempre accesi. Oltre ad un’icona e alla riproduzione di un quadro del pittore Hans Versteeg, la “Madonna del Mare Nostrum” ricevuto in dono da un’altra comunità dell’Aja. Rappresenta Maria con Gesù in braccio, entrambi con la pelle scura, avvolti da una coperta isotermica (meglio conosciuta come coperta metallina) formata dai due strati, uno argentato ed uno dorato. Lo stesso telo con cui sono involti gli immigrati infreddoliti salvati dai barconi.

La gente prega, si accendono candele, si canta, il pastore legge brani della Bibbia, ognuno testimonia la sua fede e carità. Continua da 55 giorni la maratona di pregh iera nella chiesa protestante Bethel, all’Aja, iniziata il 26 ottobre scorso per proteggere la famiglia armena Tamrazyan, ospitata nel suo interno. I fedeli chiedono al governo di concederle il permesso di soggiorno illimitato nei Paesi Bassi.

I genitori e tre figli rispettivamente di 21,19 e 14 anni, erano giunti in Olanda nove anni fa in quanto il padre, oppositore dell’allora governo in carica, aveva chiesto asilo politico. In tale arco di tempo, i Tamrazyan si erano perfettamente integrati, i ragazzi studiavano e non volevano più tornare nella loro terra d’origine. Ma il governo ha deciso di rimandarli indietro poiché non considera l’Armenia un Paese a rischio.

«Soprattutto ora che la situazione politica è cambiata e migliorata, dopo le dimissioni del premier Serzj Sarkisian (del partito repubblicano Hhk) lo scorso maggio 2018», ha spiegato Inge Drost, segretaria dell’associazione Abovian/Faon. Ricordiamo che l’anno passato sono arrivati pochi migranti armeni in Olanda (57), rispetto ai richiedenti asilo politico di altri Paesi (un totale di 14.545): fra cui 1.080 eritrei, 1.188 iraniani, 2.232 dalla Siria. Nel 2015 erano stati il triplo, 43.093, di cui 18.677 siriani.

«Ma perché respingere dei ragazzi già inseriti in Olanda, che studiano, parlano la lingua, sono felici dove si trovano ora?», ha dichiarato il pastore Theo Hettema. È stato proprio lui a dare il via alla più lunga preghiera della storia, ben sapendo che la polizia non può entrare per “arrestare” i ragazzi ospitati, in quanto, secondo un’antica legge, le forze dell’ordine non possono fare irruzione in un luogo di culto interrompendo una funzione religiosa.

La sua iniziativa è stata accolta da ben seicento cristiani, fra cui anche alcuni preti, che si sono offerti di darsi il turno per continuare il rito, 24 ore su 24, sino a che il governo non accetterà la loro richiesta.

Nel frattempo 250mila cittadini olandesi hanno già firmato una petizione. Liesbeth Kromhoud, una delle partecipanti a questa orazione non stop, attiva nell’opera di sensibilizzazione dei sindaci di varie città sul dovere dell’accoglienza, dice di trovare assurdo che qualcuno debba attendere tanti anni per essere accettato in Olanda, aggiungendo: «Noi olandesi siamo così ricchi e viviamo così bene! Non capisco perchè non lasciamo che altri fratelli godano dei nostri privilegi! Ci sono ancora 400 bambini in attesa di essere naturalizzati. Si parla tanto di umanità, ma umanità è sinonimo di fratellanza, solidarietà, pietà». Lo stesso concetto messo in risalto nella parabola del Buon samaritano narrata nel Vangelo di Luca.