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Europa. Polonia, una "lanterna verde" per soccorrere i profughi sfidando i divieti

Nello Scavo giovedì 11 novembre 2021

Una luce verde per indicare ai migranti che in quella casa si può chiedere aiuto

I ribelli restano chiusi in casa. Non per timore, ma perché è proprio questo il modo con cui hanno scelto di aiutare i migranti sfidando i divieti imposti da Varsavia. Un sì spontaneo agli appelli alla solidarietà che arrivano da organizzazioni internazionali come dai vescovi del Paese.
Restano chiusi in casa e lasciano sull’uscio, nei villaggi sul confine, una luce verde sempre accesa. È il segnale convenuto per indicare a chi riuscisse ad attraversare la frontiera che in quella casa troverà un pasto caldo, coperte, braccia aperte e nessuno spione pronto a chiamare la polizia.
Non hanno nulla da nascondere e perciò hanno aperto anche una pagina sui social network. «Nella casa contrassegnata dal “semaforo verde” dalla sera in poi troverai un aiuto d’emergenza». Oltre all’inglese, la pagina offre informazioni in arabo, curdo, francese e naturalmente polacco.
Uno dei promotori, l’avvocato Kamil Syller, ha rivolto un appello cominciando dai suoi vicini nel villaggio di Dubicze Cerkiewne, nel nord-est della Polonia. Un po’ alla volta le “green light” si stanno moltiplicando. La legge polacca vieta di accompagnare i migranti lungo il tragitto o di farli soggiornare per più giorni. In questi casi si va incontro a un processo per favoreggiamento dell’immigrazione illegale. Allo stesso tempo è vietato avvicinarsi al confine per lanciare viveri, sacchi a pelo, coperte in territorio bielorusso.


Gli attivisti delle "lanterne verdi", offrendo ospitalità per la notte e aiuti d’emergenza non sono perseguibili. Secondo l’avvocato Syller, molti migranti per timore di venire denunciati si nascondono nella foresta, sul lato polacco, anziché chiedere aiuto alla gente del posto. «Non ti aiuteremo a nasconderti o a viaggiare oltre – è il messaggio – . Ti aiuteremo solo a sopravvivere, come parte della solidarietà con una persona bisognosa».
I volontari non forniscono dati sulle persone fino ad ora accolte. Ma attaccano il governo, che emana «norme draconiane che presto legalizzeranno i respingimenti, pur sapendo che provocherà la morte delle persone. E noi abitanti della terra di confine, che vediamo il dramma e la sofferenza umana, non facciamo calcoli. Dobbiamo restare umani».