Onu. Una giornata delle Nazioni Unite per tutte le vittime delle violenze religiose
Veglia a Lahore, in Pakistan, contro le persecuzioni dei cristiani (Ansa/Ap)
Ieri si è celebrata la prima Giornata di commemorazione per le vittime di atti di violenza basati sulla religione e sul credo istituita dall’Onu. Un momento di riflessione che secondo le Nazioni Unite si è reso necessario proprio per segnalare quanto il fenomeno sia in crescita. E un modo, ha spiegato il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, «per riaffermare il nostro fermo sostegno alle vittime, facendo tutto ciò che è in nostro potere per prevenire gli attacchi e chiedendo che i responsabili vengano puniti». L’obiettivo, ha ricordato l’Osservatore Romano, è «condannare fermamente la violenza e gli atti di terrorismo, in nome della religione o delle convinzioni personali, nei confronti di appartenenti a diverse religioni, comprese quelle di minoranza ». L’istituzione della Giornata è stata approvata dall’Assemblea Generale dell’Onu lo scorso maggio in seguito all’escalation di violenza di matrice religiosa.
Si registrano attacchi in tutti i Paesi, anche se quelli in cui si Veglia per i cristiani a Lahore in Pakistan/ evidenzia il più altro tasso di episodi sono, secondo le ultime rilevazioni del Pew Research Center (accreditato think tank Usa che conduce ricerce demografiche e analisi), il Bangladesh, l’India – dove il 18 agosto 40 pellegrini cattolici in marcia verso il santuario mariano di Velankanni, nel Tamil Nadu, sono stati aggrediti, insultati e percossi da un gruppo di militanti radicali induisti –, la Repubblica Centrafricana, l’Egitto, l’Iraq, Israele, la Nigeria, il Pakistan, la Siria e lo Yemen. Gli stessi Paesi compaiono nella World Watch List di Open Doors, il report annuale che presenta la mappa dei 50 Paesi al mondo dove è più difficile vivere come cristiani. L’edizione del 2019 riporta che, tra il primo novembre 2017 e il 31 ottobre 2018, sono stati più di 4.100 i cristiani uccisi per motivi legati alla loro fede. «Per un giorno alziamo gli occhi verso coloro che non godono della libertà di esprimere la propria fede e con coraggio prendiamo posizione in loro favore», ha detto ieri Cristian Nani, direttore di Open Doors Italia.