È di almeno sette poliziotti uccisi e 23 persone ferite, tra cui anche nove civili, il bilancio di un’esplosione avvenuta ieri pomeriggio al passaggio di un mezzo della polizia nei pressi della stazione dei bus di Diyarbakir, la principale città curda del sud-est della Turchia. Secondo le agenzie locali, l’attacco sarebbe opera del Pkk, con cui dalla scorsa estate Ankara ha ripreso il conflitto nella regione a sud-est del Paese, a maggioranza curda. Nei giorni scorsi, presidente Recep Tayyip Erdogan aveva reso noto che, dall’inizio delle ostilità, in luglio, le forze di sicurezza turche hanno ucciso o catturato oltre 5.300 ribelli curdi e che 355 membri delle forze della sicurezza sono morti nello stesso periodo, tra cui 215 soldati, 133 funzionari di polizia e sette guardie governative. I due più recenti e sanguinosi attentati che hanno sconvolto la Turchia sono quelli di Ankara, il 13 marzo, in cui hanno perso la vita 37 persone e che è stato rivendicato dal Pkk, e quello a Istanbul, del 19 marzo, che ha provocato quattro vittime, ma che è stato messo a segno da una cellula affiliata al Daesh.