Alla Wto. Il nunzio Jurkovic: «Covid, vaccini senza barriere»
Intervenendo venerdì scorso al Consiglio del Trips, l’Accordo internazionale promosso dalla Wto che regola i diritti della proprietà intellettuale, ha dato il pieno sostegno del Vaticano alla proposta di India e Sudafrica: ci deve essere una deroga ai brevetti su farmaci e vaccini per combattere il Covid-19. Dopo i ripetuti appelli di papa Francesco per un vaccino per tutti, è stato il nunzio Ivan Jurkovic, rappresentante della Santa Sede presso la Wto a Ginevra, a compiere, con India e Sudafrica, il primo passo istituzionale del Vaticano per giungere a “un vaccino per tutti”.
Monsignor Jurkovic, nel suo intervento – come in quello firmato congiuntamente da New Delhi e Pretoria – si chiede di rinunciare alle sezioni 1, 4, 5 e 7 della Parte II dell’Accordo Trips. Cosa comporta questa rinuncia temporanea?
La proposta richiede una deroga in modo che non si debbano applicare o far rispettare determinati obblighi relativi ai prodotti e alle tecnologie Covid- 19 ai sensi della sezione 1 (copyright e diritti connessi), 4 (disegno industriale), 5 (brevetti) e 7 (protezione delle informazioni riservate) della Parte II dell’Accordo Trips. La deroga consentirebbe ai Paesi membri della Wto di optare se applicare o meno brevetti e altri diritti di privativa relativi ai farmaci, ai vaccini, alla diagnostica e alle altre tecnologie, comprese maschere e ventilatori. Una simile deroga darebbe ai Paesi la possibilità di collaborare nella ricerca, sviluppo e produzione dei prodotti contro il Covid-19.
Papa Francesco ha chiesto un vaccino per tutti. Lei stesso ha chiesto alla Wto che l’accesso alle medicine sia «in base al principio di non discriminazione e in uno spirito di equità». Che accoglienza hanno questi appelli. E quali poteri occulti vi si oppongono?
Negli anni precedenti, si é stati testimoni di un ascolto reale della posizione della Santa Sede sull’accesso ai farmaci soprattutto quando si è riusciti a tradurre il principio di solidarietà in una normativa vincolante internazionale. Mi riferisco alla deroga al sistema dei brevetti del 2003 che consente l’uso delle licenze obbligatorie farmaceutiche per Paesi meno sviluppati che non hanno capacità di produzione locale.
Il precedente sono, come diceva, i farmaci per l’Hiv, ma ci vollero 10 anni e si persero troppe vite. Come si può velocizzare l’iter, se la prossima Conferenza della Wto è prevista a giugno?
Si può attivare l’iter con una domanda di deroga prima al Consiglio Trips, e poi alla Conferenza ministeriale o al Consiglio generale. Il Consiglio Trips deve esaminare la richiesta entro 90 giorni e presentare un rapporto alla Conferenza ministeriale – il più alto organo decisionale composto da tutti i membri della Wto – per una decisione. La Conferenza ministeriale si tiene ogni due anni, la prossima è prevista per giugno 2021. Nel frattempo, il Consiglio generale della Wto funziona per conto della Conferenza ministeriale. La decisione di concedere la deroga si raggiunge o con il consenso di tutti i membri della Wto o attraverso un voto dove è necessaria una maggioranza di tre quarti dei membri.
Rendere il vaccino disponibile a tutti non potrebbe suscitare l’obiezione che non si riconoscono i costi della ricerca?
I diritti di proprietà intellettuale devono essere adeguatamente riconosciuti, nella misura in cui compensano gli investimenti in tempo e capitale e incoraggiano la ricerca. Tuttavia tali diritti non sono un fine in sé, ma devono essere subordinati alle esigenze del bene comune. Ciò richiede meccanismi di controllo per monitorare e, quando necessario, correggere le logiche di mercato.
Papa Francesco ha auspicato un «sincero e aperto dialogo con cooperazione responsabile da parte di tutti». Dove e come potrebbe avvenire questo dialogo?
Tutti i governi si trovano ad affrontare sfide per garantire un accesso tempestivo, sufficiente e conveniente a farmaci, vaccini, strumenti diagnostici, ma questo risulta difficile per molti Paesi in via di sviluppo che devono affrontare limitazioni nello sviluppo e nell’aumento della capacità di produzione a causa delle barriere della proprietà intellettuale. Questa crisi senza precedenti richiede che tutti i diritti di privativa, le conoscenze, la tecnologia e i dati relativi alle tecnologie sanitarie Covid-19 possano essere utilizzati da tutti per garantire una produzione e una fornitura ininterrotta da parte di qualsiasi Paese o produttore competente nel mondo. Per raggiungere questo obiettivo, i governi hanno la responsabilità collettiva di affrontare le barriere tecnologiche e della proprietà intellettuale. Fortunatamente abbiamo un quadro normativo internazionale che ci consente questo tipo di cooperazione costruttiva: si pensi alle iniziative dell’Oms e dell’Organizzazione mondiale per la proprietà intellettuale per facilitare l’accesso ai dati della ricerca per il vaccino.
Arcivescovo Jurkovic, lei ha auspicato «creatività e speranza», e una sussidiarietà capace di fornire le competenze e i mezzi per realizzare un vaccino anche ai Paesi meno sviluppati. Un impegno enorme, chi può promuoverlo?
Pandemia significa «di tutto il popolo ». Il compito della diplomazia, soprattutto quella multilaterale, è di coinvolgere tutti per elaborare soluzioni sostenibili. La famiglia delle Nazioni si è data delle regole, ma è stata capace di elaborare soluzioni creative ed eccezioni di fronte alle sfide storiche. Parafrasando un detto africano «è meglio fare un passo in avanti insieme piuttosto che correre da soli».
Nel 2000 ci fu la campagna per la remissione del debito. Si potrebbe ipotizzare ora una campagna internazionale – lo slogan potrebbe essere “Dacci oggi il nostro vaccino” – guidata dalla Santa Sede?
Non sappiamo se il vaccino da solo potrà risolvere la pandemia. Siamo però certi che dopo questa crisi saranno necessari anche altri fattori legati al comportamento sociale e alla cura della salute. La Santa Sede ha da sempre promosso l’accesso ai farmaci, il Santo Padre ha avuto un’attenzione particolare alla questione, basti pensare allo storico intervento all’Ufficio dell’Onu a Nairobi nel 2015 o all’udienza generale dello scorso 19 agosto parlando del vaccino. La creazione della Commissione Covid con una Task Force dedicata alla questione del vaccino trasforma questa preoccupazione in azione.