La giornalista Mary Kenny. «Non si usi la frontiera come innesco per lo scontro»
Un mosaico davvero complesso, con tanti pezzetti di colore diverso, che potrebbero non ricomporsi. Mary Kenny, nota giornalista cattolica irlandese che vive nel Regno Unito e scrive per l’ Irish Independent , per il Catholic Herald e per l’ Irish Catholic, descrive così la situazione attuale del Nord Irlanda dopo il voto sul Brexit del 23 giugno 2016.
Qual è la prospettiva di Dublino?
Il Paese, è stato diviso nel 1921, quando la maggioranza dei nordirlandesi ha votato per rimanere nel Regno Unito. Dal momento della formazione dello Stato irlandese, nel 1922, avere un’Irlanda unita è stata l’aspirazione di Dublino. Ma dietro questo sogno di unificazione c’è una situazione politica molto complessa. Mentre lo Sinn Fein, il partito politico che rappresenta l’Ira, ha combattuto con le armi per ottenere questo obiettivo, i partiti cattolici più moderati, come il Partito Socialdemocratico e laburista (Sdlp), e altri movimenti vicini alla Chiesa hanno insistito che un Irlanda unita si può ottenere soltanto col principio del consenso, se tutti i cittadini, a nord e sud del confine, sono d’accordo e votano a favore.
E quella di Belfast?
Il Nord Irlanda è ancora, in maggioranza, protestante e unionista, ma la demografia della regione sta cambiando. I cattolici hanno sempre avuto più figli rispetto ai protestanti, che tra l’altro tendono ad emigrare in numero maggiore. È probabile che tra qualche anno la maggioranza degli abitanti sarà cattolica e voterà a favore dell’unione con la Repubblica d’Irlanda. Tuttavia, molti, a Nord e a Sud del confine, hanno dubbi, perché la riunificazione sarebbe molto costosa. Anche il governo irlandese non è sicuro che i contribuenti vogliano accollarsi questo conto.
E tutte queste diverse tensioni si sono concentrate sul confine nordirlandese?
Sì. Gli unionisti nordirlandesi, che vogliono rimanere con il Regno Unito, dicono che la Repubblica d’Irlanda, scegliendo l’euro, ha aggravato la divisione con il Nord Irlanda perché, in precedenza, le sterline irlandesi erano intercambiabili con quelle britanniche. Li accusano anche di aver introdotto cartelli che dicono la distanza in chilometri anziché in miglia.
Pensa che un accordo sia possibile?
Senza dubbio. La Svizzera e la Norvegia hanno confini con l’Unione Europea che funzionano senza problemi. E non esiste motivo per cui anche l’Irlanda non possa raggiungere un compromesso di questo tipo, anche se certamente ci vorrà tempo e pazienza. Il confine può diventare motivo di scontro solo se si vuole usarlo a questo scopo.