Gli Stati Uniti sono pronti ad attaccare la Siria da soli se necessario. Il dossier sull'uso di armi chimiche da parte del regime di Damasco potrebbe essere reso noto in giornata: alle 18.30 ora italiana il segretario di Stato John Kerry farà una dichiarazione pubblica sulla crisi siriana. Intanto il presidente Obama ha incontrato il consiglio di sicurezza nazionale.Intanto il ministro della Difesa Mario Mauro avvisa: "Il deflagrare del conflitto siriano può costruire un incendio non solo per la regione mediorientale ma per il mondo intero". Preoccupa infatti l'atteggiamento della Russia, che ha schierato la flotta nel Mediterraneo. E anche l'Iran potrebbe reagire, senza contare che la Siria potrebbe coinvolgere Israele nel conflitto.
La Casa Bianca: avanti da soliDopo lo schiaffo del parlamento inglese al primo ministro David Cameron, con la bocciatura per 13 voti della mozione per un intervento in Siria, la Casa Bianca lascia intendere che gli Usa potrebbero agire da soli, anche perché si tratterebbe di un'operazione limitata per la quale non sarebbe necessaria una coalizione. Il presidente americano Barack Obama non ha ancora preso una decisione e continua a valutare le opzioni a disposizione. Ma il no dei Comuni sembra incrinare l'asse fra Stati Uniti e l'alleato speciale inglese, che li ha affiancati in ogni importante operazione militare intrapresa da Washington, dall'invasione di Panama del 1989 in poi."Continueremo a consultarci con il governo inglese, uno dei nostri alleati più vicini - afferma la Casa Bianca dopo il voto inglese -. Le decisioni del presidente Obama saranno guidate dai migliori interessi degli Stati Uniti. Il presidente ritiene che ci siano in gioco interessi per gli Usa e che i Paesi che violano le norme sul divieto di armi chimiche devono essere ritenuti responsabili".Al fianco degli Usa ci sarà però la Francia. il presidente Hollande ha detto in un'intervista a Le Monde che la posizione di Parigi non cambia nonostante il dietrofront di Londra e che un'azione militare potrebbe scattare prima di mercoledì, quando è fissata la riunione del parlamento francese per discuter eproprio dell'opportunità dell'intervento.E mentre in centinaia scendono in piazza a New York e Washington per manifestare contro un intervento in Siria "costruito su bugie", la Casa Bianca aggiorna il Congresso, offrendo ai leader informazioni non classificate sulle prove raccolte che - secondo l'amministrazione - proverebbero la responsabilità di Assad. I 15 membri del Congresso, incluso lo speaker della Camera John Boehner, ascoltano per 90 minuti gli aggiornamenti e le motivazioni dell'amministrazione per un possibile intervento. Secondo quanto riferito al termine della
conference call, l'Amministrazione ha ribadito di non avere dubbi sull'uso di armi chimiche da parte di Assad e questo anche sulla base delle comunicazioni intercettate fra alti funzionari del regime di Assad in merito a un attacco. Parlamentari e senatori si mostrano, al termine del confronto, spaccati fra chi sostiene la necessità di agire, chi più cautamente chiede ulteriori prove e alcuni che ritengono sia necessario aiutare i ribelli mentre si tenta di costruire una coalizione internazionale. Molti restano convinti che ci sia ancora da fare per l'amministrazione per convincere l'opinione pubblica della necessità di un intervento.Nessuna informazione - riferiscono i parlamentari - è stata offerta su un tempistica di un eventuale attacco. Secondo indiscrezioni, un'eventuale misura sarà presa una volta che gli esperti dell'Onu lasceranno la Siria, cosa che avverrà sabato.
Su tutto continua a incombere la netta ostilità a ogni azione ribadita dalla Russia: "Mosca è contraria a qualsiasi risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'Onu che possa essere usata per un'azione di forza contro la Siria", parole del viceministro degli esteri Ghennadi Gatilov, citato da Itar-Tass. Su posizioni analoghe anche la Cina, che per bocca del ministro Wang Yi, ha esortato, "tutte le parti ad esercitare la massima moderazione e calma", ribadendo che una soluzione politica, "è l'unica realistica vià d'uscita alla crisi siriana".