Diplomazia. Ue e Usa puntano a «disarmare» Putin
Evitare un’ulteriore escalation, riportare Kiev e Mosca al tavolo negoziale. Il messaggio che ieri è giunto dalla comunità internazionale è chiaro. «Siamo di fronte alla più grave crisi dalla caduta del muro di Berlino – ha detto il ministro degli Esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier, a margine di una riunione d’emergenza dei ministri degli Esteri dell’Ue a Bruxelles – a 25 anni dalla fine della Guerra fredda è reale il pericolo di una nuova divisione dell’Europa». Berlino resta al centro delle febbrili manovre diplomatiche per evitare il peggio. Preoccupazioni palpabili, come dimostra la convocazione di un summit Ue straordinario, giovedì a Bruxelles. A Bruxelles, ha spiegato il neoministro degli Esteri Federica Mogherini, i 28 ministri concordano sulla necessità di «usare tutti gli strumenti diplomatici e politici per abbassare i toni e tenere impegnata la Russia a non compiere ulteriori passi ed anzi tornare indietro su quelli che ha già fatto». Ieri sera Steinmeier ha incontrato a Gi- Enevra il suo omologo russo Sergeij Lavrov, mentre a New York, su richiesta russa, si è tenuta una riunione del Consiglio di sicurezza dell’Onu. Oggi, su richiesta polacca, tornerà a riunirsi a Bruxelles il Consiglio Atlantico, l’organo direttivo della Nato. Sempre oggi saranno a Kiev l’Alto rappresentante Ue Catherine Ashton e il ministro degli Esteri britannico William Hague. Da registrare una telefonata tra il cancelliere Angela Merkel e il presidente russo Vladimir Putin. Il cancelliere ha accusato il russo di aver «violato il diritto internazionale». Da parte sua il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha minacciato di «isolare» la Russia con «iniziative economiche e diplomatiche » se dovesse portare avanti un intervento militare in Ucraina. Al momento la strategia Ue poggia su tre elementi. Primo, favorire contatti diretti tra ucraini e russi. Secondo, ottenere informazioni certe sulla situazione nelle aree con forti minoranze russofone con una missione dell’Osce. Terzo, la creazione di un gruppo di contatto di cui, secondo Steinmeier, dovrebbero far parte Onu, Ue, Osce e rappresentanti di Russia e Ucraina.
La Germania, come l’Italia, è convinta che non si possa chiudere la porta a Mosca: non a caso Berlino, come anche Roma, solo obtorto collo ha accettato che il comunicato del G7 (ripreso poi dalla dichiarazione dei ministri ieri a Bruxelles) parli di congelamento dei preparativi del summit G8 di Soci a giugno. E ieri la Germania a Bruxelles, ha impedito che nel comunicato dei 28 ministri si parlasse di «invasione» russa, mentre si è ripresa la formulazione del comunicato del G7 che parla di «violazione della sovranità e dell’integrità dell’Ucraina», con la richiesta a Mosca di «ritirare le proprie forze armate nelle aree assegnate». Nessuna minaccia di sanzioni contro Mosca, come invece avrebbero voluto soprattutto le repubbliche baltiche, la Polonia, la Svezia, e che invece rifiutano Italia, Germania, Francia e Spagna. Piuttosto, si afferma che, «in assenza di passi verso una de-escalation da parte della Russia' l’Ue deciderà “misure mirate” come il possibile stop ai negoziati per una facilitazione dei visti per i cittadini russi verso l’Ue e a quelli per il nuovo trattato Ue-Russia.