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Diplomazia. Ue e Usa puntano a «disarmare» Putin

Giovanni Maria Del Re martedì 4 marzo 2014

Evitare un’ulteriore escalation, ri­portare Kiev e Mosca al tavolo negoziale. Il messaggio che ieri è giunto dalla comunità internaziona­le è chiaro. «Siamo di fronte alla più grave crisi dalla caduta del muro di Berlino – ha detto il ministro degli E­steri tedesco Frank-Walter Steinmeier, a margine di una riunione d’emergen­za dei ministri degli Esteri dell’Ue a Bruxelles – a 25 anni dalla fine della Guerra fredda è reale il pericolo di u­na nuova divisione dell’Europa». Ber­lino resta al centro delle febbrili ma­novre diplomatiche per evitare il peg­gio. Preoccupazioni palpabili, come di­mostra la convocazione di un summit Ue straordinario, giovedì a Bruxelles. A Bruxelles, ha spiegato il neoministro degli Esteri Federica Mogherini, i 28 ministri concordano sulla necessità di «usare tutti gli strumenti diplomatici e politici per abbassare i toni e tenere impegnata la Russia a non compiere ulteriori passi ed anzi tornare indietro su quelli che ha già fatto». Ieri sera Steinmeier ha incontrato a Gi- Enevra il suo omologo russo Sergeij La­vrov, mentre a New York, su richiesta russa, si è tenuta una riunione del Con­siglio di sicurezza dell’Onu. Oggi, su ri­chiesta polacca, tornerà a riunirsi a Bruxelles il Consiglio Atlantico, l’orga­no direttivo della Nato. Sempre oggi sa­ranno a Kiev l’Alto rappresentante Ue Catherine Ashton e il ministro degli E­steri britannico William Hague. Da re­gistrare una telefonata tra il cancellie­re Angela Merkel e il presidente russo Vladimir Putin. Il cancelliere ha accu­sato il russo di aver «violato il diritto internazionale». Da parte sua il presi­dente degli Stati Uniti Barack Obama ha minacciato di «isolare» la Russia con «iniziative economiche e diplomati­che » se dovesse portare avanti un in­tervento militare in Ucraina. Al momento la strategia Ue poggia su tre elementi. Primo, favorire contatti diretti tra ucraini e russi. Secondo, ot­tenere informazioni certe sulla situa­zione nelle aree con forti minoranze russofone con una missione dell’Osce. Terzo, la creazione di un gruppo di con­tatto di cui, secondo Steinmeier, do­vrebbero far parte Onu, Ue, Osce e rap­presentanti di Russia e Ucraina. 

La Ger­mania, come l’Italia, è convinta che non si possa chiudere la porta a Mosca: non a caso Berlino, come anche Roma, solo obtorto collo ha accettato che il comunicato del G7 (ripreso poi dalla dichiarazione dei ministri ieri a Bruxel­les) parli di congelamento dei prepa­rativi del summit G8 di Soci a giugno. E ieri la Germania a Bruxelles, ha im­pedito che nel comunicato dei 28 mi­nistri si parlasse di «invasione» russa, mentre si è ripresa la formulazione del comunicato del G7 che parla di «viola­zione della sovranità e dell’integrità dell’Ucraina», con la richiesta a Mosca di «ritirare le proprie forze armate nel­le aree assegnate». Nessuna minaccia di sanzioni contro Mosca, come inve­ce avrebbero voluto soprattutto le re­pubbliche baltiche, la Polonia, la Sve­zia, e che invece rifiutano Italia, Ger­mania, Francia e Spagna. Piuttosto, si afferma che, «in assenza di passi verso una de-escalation da parte della Rus­sia' l’Ue deciderà “misure mirate” co­me il possibile stop ai negoziati per u­na facilitazione dei visti per i cittadini russi verso l’Ue e a quelli per il nuovo trattato Ue-Russia.