Ucraina. Primo «sì» in Parlamento per vietare la Chiesa accusata di essere filorussa
La liturgia nella Chiesa ortodossa ucraina che è accusata di essere ancora legata al patriarcato di Mosca
«Ho un figlio e un nipote in guerra, dove devo andare a pregare?». L’anziana donna con un fazzoletto azzurro sui capelli parla davanti a un cellulare. E si rivolge ai funzionari locali che hanno appena sigillato il portone della chiesa. Per impedire l’ingresso ai sacerdoti e ai fedeli della Chiesa ortodossa ucraina: quella che, secondo le autorità nazionali, rimane un’emanazione del patriarcato di Mosca. Il video del sequestro nel villaggio di Bugryn, nella regione di Rivne, viene diffuso dai vertici ecclesiali mentre il Parlamento ucraino approva in prima lettura il disegno di legge che metterà al bando ogni «organizzazione religiosa subordinata a quelle del Paese aggressore». Il testo, che aveva avuto il via libera del presidente Zelensky, è stato ratificato a larghissima maggioranza, con 267 voti a favore e appena 15 contrari. Entro poche settimane è in programma la nuova votazione che precederà l’entrata in vigore.
Nelle nuove norme non si fa riferimento alla Chiesa che affonda le sue radici in Russia ma la legge ha come unico bersaglio la comunità ecclesiale il cui «legame con il nemico è già stato dimostrato dalle ispezioni dei servizi di sicurezza e dalle denunce di prelati di alto profilo», scrive la stampa ucraina. Sessantotto i procedimenti penali avviati contro il clero; 19 i preti e vescovi con passaporto russo espulsi; un metropolita condannato a cinque anni di carcere per collaborazionismo e un altro finito agli arresti domiciliari (fra cui i metropoliti delle regioni di Kiev, Dnipropetrovsk e Odessa, nonché della Crimea occupata); documenti pro-Mosca scoperti nelle perquisizioni; e il braccio di ferro su Pechersk-Lavra, il grande santuario di Kiev che lo Stato vuole riprendersi cacciando il "Vaticano" ortodosso ucraino.
Una parrocchia della Chiesa ortodossa ucraina accusata di essere ancora legata al patriarcato di Mosca - UOC-MP
La Chiesa nel mirino respinge le accuse e ricorda che, dopo l’inizio dell’invasione, è stata dichiarata l’indipendenza dalla Chiesa ortodossa russa ed è stato rimosso ogni riferimento al patriarcato di Mosca, compreso il nome di Kirill dalle liturgie che ha benedetto la guerra voluta da Putin. «Il testo viola il diritto alla libertà di religione e non è conforme né alla Convenzione europea sui diritti dell’uomo, né alla Costituzione», si legge nel sito ecclesiale che mostra il patriarca Onufrij mentre incontra i cappellani militari e assicura l’«assistenza spirituale ai difensori dell’Ucraina». Come a dire che la Chiesa è accanto al Paese in lotta contro la Russia. Il capo della comunicazione parla di legge «scandalosa» e spiega che «non si riferisce alla nostra Chiesa». Il tutto mentre nell’intero Paese le parrocchie passano dalla Chiesa sotto scacco a quella ortodossa dell’Ucraina che si è staccata nel 2018 i cui membri vengono definiti «predoni» dagli avversari: in più casi è intervenuta anche la polizia.
Una parrocchia della Chiesa ortodossa ucraina accusata di essere ancora legata al patriarcato di Mosca - UOC-MP
Sebbene il divieto ufficiale alla Chiesa ortodossa ucraina non sia stato ancora sancito, diverse comunità locali hanno già vietato le attività della Chiesa "filo-russa" e l'hanno privata del diritto di utilizzare i terreni. La Chiesa del patriarcato di Mosca è già stata bloccata nelle regioni di Khmelnytskyi, Leopoli, Volyn, Ternopil, Rivne, Vinnytsia, Zhytomyr e Transcarpazia. A Chernivtsi e Sumy non ha più la possibilità di utilizzare i terreni nelle comunità. Lo scorso giugno è stata bandita dall'area di Kiev con una decisione del Consiglio regionale; e a luglio il Consiglio comunale di Zaporizhzhia ha votato a favore di una decisione simile.