Gli Stati Uniti vogliono "lavorare per una soluzione diplomatica" della crisi in Ucraina, "ma se la Russia continuerà nel suo corso, il suo isolamento economico e politico si aggraverà". Anche perché "è chiaro che la Russia ha violato tutti gli accordi sul cessate il fuoco di Minsk". Lo ha detto il presidente Usa
Barack Obama nella conferenza stampa congiunta alla Casa Bianca con la cancelliera tedesca
Angela Merkel. La quale ha messo precisi paletti: "Non vedo una soluzione militare a questo conflitto".
Riguardo all'invio di armi a Kiev, Obama ha detto: "Stiamo considerando l'ipotesi di fornire armi all'Ucraina se la soluzione diplomatica dovesse fallire". L'opzione bellica è caldeggiata a Washington da un ampio fronte politico-militare, per lo più di estrazione repubblicana ma non esclusivamente. Anche Ashton Carter, prossimo segretario alla Difesa, ha rivendicato la necessità di aiutare gli ucraini a difendersi. E il più determinato sembrerebbe proprio il vicepresidente Joe Biden. In ogni caso, ha detto Obama, la partnership tra Usa e Ue continuerà ad essere "ferma, salda, solida, anche se su alcune cose non saremo d'accordo".
Il ministro degli Esteri,
Paolo Gentiloni, ha dichiarato l'assoluta contrarietà dell'Italia a fornire armi difensive letali all'Ucraina, opzione guardata con favore da polacchi e baltici. Il titolare della Farnesina si è espresso a margine del
vertice dei ministri degli Esteri europei, che lunedì a Bruxelles ha deciso nuove sanzioni, la cui applicazione viene però rinviata in attesa dei risultati del vertice di Minsk, in programma mercoledì, tra Putin, Petro Poroshenko, François Hollande e Angela Merkel.
Da parte sua, la Russia non è stata a sentire. Un portavoce del Cremlino ha annunciato che il presidente Vladimir
Putin non accetterà da nessuno alcun tipo di ultimatum.
L'altolà arriva proprio mentre il governo di Kiev denuncia che centinaia di soldati russi hanno sconfinato nel corso del week-end entrando in territorio ucraino e a 48 ore dall'atteso summit di Minsk .
Mercoledì il vertice a quattro a Minsk. Dopo una "lunga ed esaustiva" conference call nel "formato Normandia" domenica,
Putin, Poroshenko, Merkel e Hollande hanno deciso di incontrarsi l'11 febbraio a Minsk. Ma solo "se entro quella data si riuscirà a concordare su un certo numero di punti sui quali abbiamo discusso intensamente negli ultimi tempi", ha ammonito il leader del Cremlino.
È proprio dagli accordi di Minsk dello scorso settembre che si intende ripartire, anche se il rischio resta quello di un conflitto congelato, modello Transnistria o Abkazia.
Tra i punti più discussi, la definizione della linea del
fronte dopo gli avanzamenti dei ribelli, la distanza di
arretramento delle armi pesanti, il controllo della tregua e dei
confini russo-ucraini (attraverso cui entrano mezzi e militari
russi, secondo l'Occidente), lo status delle aree controllate
dai ribelli. Questa volta, comunque, sarebbe fissato un timing
dei vari passi da fare.
Il presidente francesce François Hollande, artefice con la Merkel della nuova
mediazione europea, è stato chiaro: se fallisse il nuovo piano di pace, l'unico scenario sarebbe la guerra.